Stop intercettazioni, adesso

Servono regole nuove, adesso, per fermare i guardoni della serratura

Alfredo Bazoli
Girotondo trasversale (Pd, Forza Italia, Ncd, Lega, Sinistra) contro lo sputtanamento spacciato per libertà di stampa. Al Senato giace da mesi una legge già licenziata alla Camera. E’ ora di approvarla, o no?

Come un appuntamento fisso, cadenzato, periodico, è arrivato il nuovo episodio della serie “gli intrallazzi della politica”, servito su tutti i giornali dal più grande editore di questo consolidato genere, le procure della repubblica italiane. Modalità e attori sono oramai noti. Nell’ambito di inchieste che coinvolgono uomini vicini al potere, magari per ipotesi di reato un po’ tirate per i capelli, si parte con intercettazioni telefoniche a strascico che captano utenze di ogni tipo, ivi comprese quelle di persone totalmente estranee alle indagini.

 

Prima o poi, quando i dischetti delle intercettazioni verranno resi disponibili alle parti del processo, quelle conversazioni finiranno sui giornali, et voilà, ecco apparecchiato il nuovo episodio della serie, destinato a uscire a puntate quotidiane. Così in questi giorni, nell’ambito di una inchiesta della procura di Potenza che indaga per una fattispecie scivolosa e sfumata il (ex) compagno del (ex) ministro Guidi, tutti gli italiani hanno avuto l’opportunità di guardare, come da un enorme buco della serratura, le piccinerie, i dispetti, le difficoltà, le debolezze umane, degli uomini di potere. Nulla escluso, ovviamente, e compresi i loro rapporti personali, le loro relazioni private.

 

Tutto molto utile a dare grande visibilità alle inchieste e ai pubblici ministeri, e a fare vendere copie ai giornali. Ma anche ad alimentare il fango e il discredito della politica e delle istituzioni, da tempo assurte a capro espiatorio dei mali italiani, a parafulmine di ogni colpa. Come se mozziconi di frasi estrapolate da conversazioni private potessero davvero considerarsi utili per giudicare la politica, le istituzioni, il paese. Ma c’è da chiedersi se tutto ciò sia davvero utile e funzionale alla giustizia del nostro paese. Se vi sia un altro paese occidentale nel quale conversazioni private siano così facilmente ostensibili all’opinione pubblica. Se sia civile che in nome di un diritto di cronaca onnipotente si possa sacrificare qualunque principio di riservatezza che, lo ricordo, è un presidio di qualunque stato di diritto, democratico e liberale, è garantito dall’art. 15 della costituzione, e può essere sacrificato solo per esigenze di sicurezza e giustizia, non di cronaca.

 

Tutto questo ce lo siamo chiesti tante volte. Non solo noi che pro tempore serviamo attraverso la politica il nostro paese, ma anche tanti osservatori e cittadini che hanno a cuore libertà ed istituzioni, ed anche tanti magistrati, che con le regole attuali hanno cercato e cercano di darsi dei criteri di comportamento che evitino le degenerazioni continue cui assistiamo. Io credo sia davvero giunto il tempo di regole nuove, se vogliamo tornare ad un corretto equilibrio tra le esigenze della giustizia e il diritto alla riservatezza. E dobbiamo approvarle in questa legislatura, anche a costo di scontrarci con il rigurgito dell’antipolitica militante, che vive e prospera in tanti partiti e in tante redazioni. Al Senato giace da molti mesi la legge già licenziata alla camera che contiene la delega al governo sul punto. Direi che è ora di approvarla.

 

Alfredo Bazoli è deputato del Pd

 

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