Massimo Bray

Le papere del Campidoglio

Redazione
La sinistra cerca un sindaco e ne trova troppi, gli altri starnazzano

Roma non vuole capi né re, ma un sindaco bisognerà pur trovarlo. Terremotata dal breve principato di Ignazio Marino, la sinistra ci sta provando. A modo suo, cioè confuso e litigioso, sospettoso e obliquo. Parte svantaggiato il prescelto del Pd, Roberto Giachetti, sul quale gravano i peccatucci giudiziari del suo partito, la guerriglia fra correnti, la concorrenza a sinistra (Stefano Fassina), le trame baffute del solito Massimo D’Alema (con l’omonimo Bray pronto a far da zeppa a una macchina politica già di per sé poco stabile nel manovrare), e da ultimo l’incognita rancorosa rappresentata proprio dall’ex sindaco Marino. Detto questo, la sinistra per lo meno mostra una certa vitalità, discute di primarie, si autoinduce entusiasmi o ferite nel tentativo di rimarginare vecchie e nuove cicatrici. Meglio che niente, e alla fine si vedrà.

 

Se cercate il “niente”, dovete citofonare a destra. Qui sta andando in scena un piccolo teatro dell’assurdo: un centrodestra unito, oggi, a Roma, malgrado gli infausti precedenti alemanniani, rischierebbe perfino di farcela. E non è soltanto una questione di candidati: i numeri dei sondaggi dicono che alta è la probabilità di arrivare a un ballottaggio. Ma la giostra berlusconiana sta girando a vuoto, perché il Cav. non ha ancora rinunciato al sogno dell’outisider finto-solitario Alfio Marchini, sebbene vada promuovendo il finto-outsider Guido Bertolaso (je piacerebbe… rispondono neghittosi i Fratelli d’Italia e Matteo Salvini, potenziali alleati-coltelli) con il malcelato intento di neutralizzare l’ipotesi Giorgia Meloni, la quale amletizza e dissimula su di sé, senza andare di là veti e mugugni. Intanto i giorni passano, i bimbi non crescono e i consensi imbiancano. Risultato: l’occasione del riscatto si allontana, i romani si guardano intorno con la loro caratteristica pigrizia e cominciano a familiarizzare con il nome di Giachetti, che fino a ieri conosceva Roma molto più di quanto Roma conoscesse lui. Domani chissà… La circostanza dovrebbe favorire in modo inesorabile il secondo partito romano (il primo è quello dell’astensione, e pare che vincerà ancora): il Movimento cinque stelle. Solo a parole. Nei fatti i grillini si stanno coscienziosamente impegnando nel consueto lavorìo di autocannibalismo, tra sospensioni e delazioni reciproche. Loro le chiamano comunarie, e avranno fine entro metà febbraio. Roma le chiama guerriglie civili, e poi sbadiglia.