Maurizio Landini (foto LaPresse)

La brigata #sepoffà

Redazione
Macché sinistra greca, Landini&Co. fanno un’ammucchiata social. La brigata Kalimera, che era scesa in piazza “per farsi una canna, metaforica” come disse Luciana Castellina, e dimostrare che “un’altra sinistra è possibile”, riorganizza idee e obiettivi

Alexis Tsipras non se la passa troppo bene e non solo per i “nein” della Germania di Wolfgang Schäuble e i “no” della Bce di Mario Draghi: a Syriza manca un programma credibile, dare la colpa al resto d’Europa non basta più. Così in Italia la brigata Kalimera, che era scesa in piazza “per farsi una canna, metaforica” come disse Luciana Castellina, e dimostrare che “un’altra sinistra è possibile”, riorganizza idee e obiettivi. In che modo? Maurizio Landini ha convocato una “coalizione sociale” invitando per oggi sindacalisti, associazioni, reti, personalità e quant’altro nella sede Fiom di corso Trieste a Roma. Anche la missiva è su carta intestata del sindacato dei metalmeccanici della Cgil, il che è, diciamo, bizzarro per chi fa la predica al resto del mondo e ora rivendica al nuovo soggetto “indipendenza e autonomia”.

 

Ma soprattutto la dice lunga sulle prospettive di successo dell’iniziativa, visto che la Fiom landiniana ha perso tutte le ultime battaglie sindacali e politiche. La coalizione intende agganciarsi alle “sorelle” di Syriza e soprattutto alla spagnola Podemos, non ancora messa alla prova dei fatti. In che modo? “Pensando collettivamente con la propria testa”, e anche questa ci mancava. Valentino Parlato, uno dei fondatori del manifesto, ha scritto che la sinistra “non ha più idee perché non c’è un’analisi della crisi, c’è solo un aggregato di persone”. Giudizio che calza a pennello per le annunciate scese in campo dei Landini, dei Cofferati, dei Civati, oltre a quella balenante di Laura Boldrini. Dalla “brigata Kalimera” a “Ecce bombo”: “Vedo gente, faccio cose”. Insomma “sepoffà”, si dice a Roma. Forse quella canna non era tanto metaforica. 

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