Colombia alla prova

Ricardo Avila

Il disgelo tra il governo e le Farc favorirà la ripresa economica. Ma le difficoltà non mancano

Anticipiamo un estratto dell’articolo di Ricardo Avila che uscirà sul numero di Oil Magazine, in edicola abbinato con il Foglio da martedì 20 giugno. Avila è caporedattore di Portafolio, il più diffuso e influente quotidiano economico della Colombia, e vice caporedattore di El Tiempo, il più importante quotidiano colombiano.

 


 

Era un giorno di quelli in cui la primavera brilla in tutto il suo splendore. E proprio per questo motivo non sono mancati i commenti su come la temperatura gradevole registrata a Washington lo scorso 18 aprile abbia rappresentato la cornice naturale perfetta per la diffusione da parte del Fondo monetario internazionale di previsioni più confortanti sull’andamento dell’economia mondiale. Al culmine dell’ottimismo per il progresso del pianeta è emerso in modo evidente il contrasto con la situazione dell’America latina. Lungi dal migliorare, in questo momento le prospettive della regione sono più cupe rispetto a inizio anno, nonostante i numeri in rosso sembrino appartenere ormai al passato. Inoltre, quando si parla di reddito per abitante la situazione peggiora. “La regione registrerà un altro anno di regresso del pil pro capite nel 2017” afferma Alicia Bárcena, Segretaria esecutiva della Commissione economica per l’America latina e i Caraibi (Cepal), un organismo aggregato alle Nazioni Unite con sede in Santiago del Cile. Naturalmente la sorte dei paesi di un’area che si estende da sud del Río Grande fino alla Patagonia è diversa. Accanto alle sconfitte del Venezuela vi sono storie di successi come quella del Perù, il paese che ha registrato il miglior andamento tra quelli di maggiore grandezza relativa nel corso del secolo, o della Colombia, che non è più considerato uno “stato fallito” ma una nazione con grandi possibilità. Con una popolazione di oltre 49 milioni di persone e un territorio di oltre 1,1 milioni di chilometri quadrati di superficie, la realtà colombiana è profondamente diversa rispetto a dieci o venti anni fa. Appartengono ormai al passato i cartelli della droga che lasciarono dietro di loro una scia di sangue e morte ed è ormai superato anche il conflitto interno più lungo della storia del mondo. La firma dell'accordo di pace tra il governo di Juan Manuel Santos e la guerriglia delle Farc alla fine del 2016 è stato motivo di festeggiamenti a diverse latitudini, dividendo però l’opinione pubblica colombiana, come dimostrato dall’esito del referendum dell’ottobre 2016. Ma, al di là della controversia politica, si prevede che il miglioramento delle condizioni di sicurezza darà un impulso alla crescita economica. “La pace lascerà un dividendo”, sostiene il ministro delle Finanze Mauricio Cárdenas. I calcoli più moderati indicano una crescita di 0,3 punti del pil della Colombia, sebbene il ministro appartenga alla schiera di coloro che ritengono che le conseguenze saranno più rosee. “Il motivo principale è l’aumento dell’investimento in aree e settori supplementari”, afferma il ministro. Uno dei settori che sulla carta dovrebbe trarre vantaggio è quello energetico. Idrocarburi, biocombustibili e la produzione di elettricità dipendono dalla presenza di condizioni minime di tranquillità nelle aree rurali. A ciò occorre aggiungere l’immenso potenziale del paese in termini di fonti rinnovabili come l’energia eolica o l’energia solare. Non mancano tuttavia le difficoltà. Nonostante i combattenti delle Farc abbiano abbandonato le armi, rimangono attivi gruppi violenti, alcuni dei quali sono legati alla produzione di narcotici illegali. Dall’altro lato le comunità sono sempre più restie all’attuazione di un progetto energetico nel loro territorio, in particolare per il timore di una compromissione irreversibile dell’ambiente. Sebbene le conseguenze giuridiche non siano chiare, un numero sempre crescente di comuni ha deciso di vietare le miniere nel proprio territorio, in concomitanza con l’inasprimento delle leggi e la riduzione dei permessi. A ciò si aggiunge il cambiamento climatico. Se in alcuni settori dell’opinione pubblica persistono dubbi riguardo al riscaldamento globale, eventi quali gravi siccità e stagioni di piogge persistenti sembrano essersi intensificati, aumentando i rischi per le persone e le infrastrutture.

Ricardo Avila

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