La mia vita da zucchina

Il film d'animazione di Claude Barras (Amazon)

Mariarosa Mancuso

Film d’animazione. Con i pupazzetti di plastilina. Muovono gli occhioni e poco altro. Bastano per personaggi incantevoli, divertenti e commoventi. “La mia vita da zucchina” non suona mai una sola corda, le risonanze sono magnifiche. Merito della sceneggiatura di Céline Sciamma, dal racconto di Gilles Paris “Autobiographie d’une courgette”, disegnata dal regista Claude Barras. “Courgette” – zucchina, ma il bello è che su Amazon lo potete vedere con le voci originali – è il nomignolo che la mamma dà a Icaro, 9 anni. Lui c’è molto affezionato, e quando la mamma muore (papà è scappato con una “pollastrella”) pretende di essere chiamato così anche all’orfanotrofio. Lì finisce con altri ragazzini infelici: Ahmed ha un padre che svaligiava drogherie, alle ragazze Camille e Alice è andata molto peggio. Sfortunati, e risoluti a non piangersi addosso (è ammesso invece consolarsi con il cibo). Dà una mano il bravo poliziotto Raymond, che alla Zucchina si affeziona subito. Niente smancerie, niente sentimentalismi. Niente sconti sulla vita degli orfani né sulla vita delle famiglie disastrate (l’unico ricordo che Courgette ha della madre è una lattina di birra vuota). Non è per per bambini, come li intendiamo oggi. Una favola classica, alla maniera di Pierino Porcospino: i fiammiferi usati incautamente bruciano una bambina lasciando solo gli scarpini, le forbici proibite puniscono tagliando un pollice, che rimane appeso solo per un brandello di pelle.

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