Aladdin

di Guy Ritchie, con Mena Massoud, Naomi Scott, Will Smith, Marwan Kenzari, Nasim Pedrad

Mariarosa Mancuso

Dopo “Dumbo” e prima del “Re Leone”, un altro cartone animato Disney si veste di nuovo. “Live action”, promettono. Ma siccome per far volare un elefantino, sia pure dotato di orecchie enormi, o per far uscire un gigante blu da una lampada servono sofisticati effetti speciali, la promessa è mantenuta solo in parte (con il leoncino destinato a diventare re sarà peggio, già hanno fatto scempio dell’orso Baloo nel “Libro della giungla”). La nuova linea di prodotti garantisce guadagni copiosi alimentati dalla nostalgia, al netto delle correzioni dettate dalla correttezza politica. Dagli “Aristogatti”, altro remake in arrivo, sparirà la canzone dei gatti siamesi, offensiva per gli asiatici (e che ne faranno invece di “Romeo er mejo del Colosseo”, randagio e piacione che conquista la micia francese?). 27 anni trascorsi dal cartoon hanno fatto sparire il “barbarico”, nella strofetta “è un mondo di barbari, ma è casa mia”. Diventa “caotico”, per non offendere nessuno (tranne quel minimo di senso storico, o almeno favolistico, secondo cui il mondo delle Mille e una Notte è diverso dal nostro). La principessa Jasmine ha le sue istanze da portare avanti. Non vuole sposarsi con il bello ma sciocco che le propongono, preferisce sognare il giovanotto con la scimmia sulla spalla che al mercato la salva da un guaio. Per uscire dal palazzo ha indossato gli abiti della serva, e prese due pagnotte le ha regalate ai bambini poveri, senza pagarle al panettiere. Vorrebbe anche fare la Sultana, ma papà le spiega che no, non usa. Il consigliere Jafar trama, con il fido bastone-cobra che ipnotizza, e manda Aladdin a prendere la lampada nella grotta dei quaranta ladroni (troverà anche il tappeto volante). Il genio – e gran divertimento del vecchio film – era Robin Williams, che imitava chiunque e gli animatori erano veloci quanto lui. Qui è Will Smith, dalla vita in giù circondato da una nuvola azzurra. In mezzo c’è stato “Aladdin - The Musical”, gran successo a Broadway: la regia di Guy Ritchie (suoi gli ultimi “Sherlock Holmes”, un delirio meglio riuscito) ne fa tesoro. Ma restano rigidità e goffaggini che l’animazione non aveva.

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