Momenti di trascurabile felicità

La recensione del film di Daniele Luchetti, con Pif, Thony, Renato Carpentieri, Angelica Alleruzzo

Mariarosa Mancuso

"Momenti di trascurabile felicità" di Francesco Piccolo stava vicino alle casse in libreria. Impossibile resistere al titolo, e pure al bis: “Momenti di trascurabile infelicità” (che poi tanto infelici non erano: anche la differenza tra felicità e infelicità era trascurabile). Ricavare un film da quei flash non era facile, da qui la svolta verso una trama che celebrasse, piuttosto, i piccoli piaceri della vita. Torna utile il vecchio film di Powell & Pressburger, “Scala al paradiso”, e in genere le storie dove i morti arrivano nell’aldilà con anticipo. Qui tocca a Pif, simpatico anche quando non fa nulla, figuriamoci con l’impiegato che non gli ha conteggiato, come elisir di lunga vita, le centrifughe con lo zenzero. gli tocca un’ora e mezza in più a Palermo, più o meno quanto dura il film. Lo spettatore si predispone dunque alla lacrima, sapendo che c’è una moglie e ci sono due figli a cui dire addio. Per intervallo: litigi, corteggiamenti, rimpianti, corna, flirt, idiosincrasie, storie d’amore che stanno per concludersi a causa di un passaggio a livello e durano “finché morte non ci separi” grazie a un provvidenziale sottopassaggio.