RIDE

La recensione del film di Valerio Mastandrea, con Chiara Martegiani, Renato Carpentieri, Stefano Dionisi, Milena Vukotic

Mariarosa Mancuso

Cento per cento Valerio Mastandrea. Nel bene e nel male. Il bene è abbastanza, più che in tanti film italiani; potrebbe stracciare tutta la concorrenza, posizionandosi da film indipendente americano, se la sceneggiatura avesse tolto di mezzo il superfluo concentrandosi sulle cose che incantano lo spettatore. Il male purtroppo azzoppa un film che non parla né di precari né di architetti – gran passo avanti, si parla di un marito e padre morto, e della giovane vedova che non riesce a piangere, anzi ride. Teme che le lacrime non scenderanno neppure al funerale, davanti alle telecamere della tv perché è stato un incidente sul lavoro. In fabbrica hanno già ricominciato i turni, salvo poi presentarsi al funerale con le bandiere. Irrompe qui il lato impegnato di Valerio Mastandrea, si capisce che nel suo primo lavoro come regista e sceneggiatore (con Enrico Audenino) ha voluto mettere tutte le cose che gli stanno a cuore. Ma le scene riuscite di “Ride” funzionavano benissimo anche con un incidente stradale. Tema: i comportamenti bizzarri di chi suona il campanello per far le condoglianze alla vedova Carolina. Primo svolgimento: la finta bionda che si presenta come una di famiglia: “Ma davvero non ti ha mai parlato di me?”. Imbarazzo, pensiamo – noi e la vedova – che potrebbe essere l’amante. Errore: è la prima fidanzata del defunto, e ha portato con sé la foto per la lapide (“Ci hai già pensato? Questa a me piace”, suggerisce la prima morosa. La vedova è perplessa: “Ma ci sei anche tu”. Prima morosa: “No, si scontorna…”). Secondo svolgimento: arriva una coppia con due teglie di pasta al forno, “devi mangiare” e le esortazioni che seguono in questi casi. Il tempo di scoperchiare la teglia e cercare i piatti, ora la coppia è sul divano, si tengono per mano e piangono. Non c’entra il defunto, si sono appena separati. Non paga, la sciagurata dice alla vedova “invece tu e tuo marito vi amerete per sempre”. Brivido. Con la capacità di cogliere scene come queste – e di far recitare due ragazzini non antipatici, fingono un’intervista per far colpo su una ragazzina – che bisogno c’era di metterci una pistola, e i lamenti da padri operai sui tempi moderni?

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