DEMOLITION - AMARE E VIVERE

Mariarosa Mancuso

    Servizio clienti. La macchinetta prende i soldi e non sputa il pacchettino. Jake Gyllenhaal scrive lettere alla ditta, lamentando il disservizio. A mano, come il genitore che sconta al figlio i compiti estivi per averlo compagno di gite in bicicletta. Detto per inciso: gran bell’esemplare di ceto medio riflessivo con impennate da managerino pubblicitario – papà “sponsorizza” il rampollo – che non usa il computer per farsi notare meglio su Facebook (dopo aver celebrato i precoci talenti informatici dello studente svogliato, sono le contraddizioni a far girare il mondo). Più sensatamente, Jake Gyllenhaal scrive a mano dall’ospedale dove la moglie è morta. Incidente di macchina, capitato mentre chiacchieravano del frigo che gocciola e della necessaria riparazione, in una scena costruita per far dire allo spettatore “oggi ci siamo e domani non ci siamo”. Guidava lui, e parlando di cinema non siamo ancora alla sfiga suprema, che sta nell’inguardabile “La foresta dei sogni” di Gus Van Sant. La moglie di Matthew McConaughey si ammala, la operano, quando torna a casa dall’ospedale l’ambulanza viene travolta da un camion, sotto gli occhi del consorte che li segue con l’auto di famiglia. Tutte variazioni su un classico americano: lo ritroviamo nel romanzo di John Irving “Vedova per un anno” e nell’episodio inaugurale della serie tv “Six Feet Under”. Nel film di Gus Van Sant Naomi Watts era la moglie, qui è l’addetta al servizio clienti – con figlio e paturnie adolescenziali a carico – che allevia la sorte del povero vedovo. L’incontro salvifico con una donna semplice e di umili condizioni è infatti tradizione altrettanto solida dell’incidente stradale che sconvolge la vita. Jake Gyllenhaal – nel film si chiama Davis – dirige una società di investimenti che appartiene al suocero Chris Cooper (sempre perfetto, non sbaglia un ruolo da “American Beauty” di Sam Mendes). Quando demolisce la cucina di casa, ogni sportello divelto ha il cartellino con il prezzo. Bisogna infatti demolire per ricostruire e tornare a vivere, nel caso non l’avessimo capito. Dal regista di “Dallas Buyers Club” - il gruppo d’acquisto dei malati di Aids: sempre bravissimo a dirigere gli attori, meno nello scegliersi le trame.