DESCONOCIDO - RESA DEI CONTI

Mariarosa Mancuso

    Gli spagnoli lo fanno meglio. Degli italiani, sicuramente. Dopo qualche corto, dopo un po’ di televisione per apprendistato, debuttano a quarant’anni con un film d’azione e almeno per tre quarti non sfigurano a confronto degli americani (anche se i budget di produzione non sono paragonabili). “Desconocido” appare sui cellulari spagnoli quando la chiamata arriva da un numero ignoto. “Resa dei conti” è una spiegazione non necessaria. E nemmeno spiritosa come “Tagli al personale”, titolo italiano di un horror diretto da Christopher Smith che nell’originale si chiamava “Severance”: gli impiegati venivano caricati su un pullman – per una settimana nei boschi che avrebbe dovuto stimolare lo spirito di gruppo – e dopo atroci tormenti non restava vivo nessuno. Nel film si accenna a operazioni bancarie non specchiatissime, del tipo registrato dalla cronaca recente: l’impiegato di cui il cliente si fida consiglia investimenti di cui non ci sarebbe da fidarsi affatto. Ecco perché “Desconocido” era in anteprima lo scorso settembre alle Giornate degli Autori, anche se d’autore ha pochissimo. Quel che d’autore ha, sarebbe meglio levarlo di mezzo, come il secondo finale (già il precedente non era venuto benissimo). Finché funziona, e finché tiene lo spettatore attaccato allo schermo, racconta quasi in tempo reale (altro dettaglio che lo ha fatto scambiare per un film d’autore) un funzionario di banca che parte la mattina dalla sua bella casa per accompagnare i figli a scuola. Squilla il cellulare, lo sconosciuto ordina di mettere insieme un bel po’ di soldi – anche in questo caso, la destrezza del funzionario che promette alti rendimenti e nessun rischio torna utile – da versare su un certo conto. Per essere più convincente, annuncia che sull’auto c’è una bomba: fermarsi la fa esplodere, avvertire la polizia la fa esplodere, portare all’ospedale il figlio che nel frattempo si è ferito la fa esplodere. Siamo tra “Speed” e “Locke” di Steven Knight, con meno talento nella sceneggiatura: costruire personaggi credibili da zero, puntando solo sui dialoghi e senza uscire da uno spazio chiuso non riesce a tutti Bravissimo invece l’attore Luis Tosar. Nel dramma – fotografato in un gelido grigio, mai un raggio di sole – alterna cinismo e stupore, colpi di testa e rassegnazione.