
ANOMALISA
Esistenzialismo per principianti. Michael lavora come motivatore – in soldoni: convince le persone che adorano fare quel che ogni giorno sono costrette a fare (la versione in auto-aiutese dell’antico “chi si accontenta gode”). Ed è completamente demotivato. Sull’aereo che lo porta a Cincinnati (il suo bestseller comporta conferenze lautamente retribuite, a gente che non vede l’ora di addormentarsi quando passano le slide, sognando l’isola deserta che li motiva di più) vede facce tutte uguali e ascolta voci tutte uguali. Lo spettatore, pronto come il cane di Pavlov che reagisce da copione a certi stimoli, ne deduce quel che va dedotto. Il povero Michael è un motivatore senza motivazione, il mondo gli si è appannato, vede gli altri come pupazzetti senza personalità, identici uno all’altro e ugualmente svogliati. Scende in un albergo che tra tutti i nomi a disposizione sceglie di chiamarsi Fregoli, come il re dei trasformisti: pochi secondi per cambiare costumi e parrucche, ha per erede l’altrettanto rapido Arturo Brachetti. Anche all’hotel sono tutti uguali, e tutti pupazzetti: trattasi di film d’animazione, girato a passo uno come l’arte comanda, e come si usava dire “vietato ai minori” (che certe cose non aspettano a vederle al cinema, le hanno in tasca sullo smartphone). Il motivatore demotivato entra in camera, si spoglia, fa la doccia e si asciuga – sequenza che chiunque avrebbe tolto da un film con attori veri, qui invece resta e si prolunga, dobbiamo ammirare quanto sono realistici i pupazzetti, e anatomicamente corretti. In effetti, se pensiamo che “Anomalisa” è costato 500.000 dollari raccattatti attraverso il sito di crowdfunding Kickstarter, il risultato appare tecnicamente notevole. Peccato, appunto, per l’esistenzialismo sparso a nobilitare le paturnie di Michael, che cerca di risolverle convocando al bar dell’albergo una sua ex (l’imbarazzo e la malinconia sono palpabili, da questo punto di vista i personaggi sono azzeccati). Finché arriva Lisa, unica con una faccia diversa in un mondo di automi. Ella ha una sua personalità (per un attimo temiamo che possa uscirle dalla bocca “petaloso”, e tutti ad applaudire, segnalando il divino bambinetto all’Accademia della Crusca). Un’anomalia di nome Lisa, appunto, che strazia – cantandola in italiano – “Girls Just Want to Have Fun”. Imperdonabile.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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