PERFECT DAY

Mariarosa Mancuso

    Al cinema i caschi blu dell’Onu hanno ereditato la partaccia che dagli anni 70 e per qualche decennio toccava agli agenti della Cia: gente che combina solo disastri. Oppure, come in questo “Perfect Day”, regolamenti alla mano impediscono a chi conosce un po’ meglio il terreno – nel nostro caso gli operatori umanitari, che a loro volta non brillano per preparazione o speditezza, parliamo sempre di cinema – di risolvere un’emergenza. Vera: un cadavere è finito in un pozzo, i nostri vorrebbero levarlo da lì prima che inquini l’acqua. Il poster illustra il punto di vista del pozzo, gli eroi che guardano giù sono, in ordine di scetticismo: Tim Robbins, lo sciupafemmine Benicio Del Toro, la Bond girl Olga Kurylenko (un po’ fuori posto nei Balcani del 1995, per di più come valutatrice di missioni da proseguire o da chiudere, eppure se la cava, accolta dalla battuta “ma da dove viene quella, “Modelle senza Frontiere?”), Mélanie Thierry (la ragazzina ingenua alla prima missione), l’interprete Fedja Stukan che sa cosa tradurre e cosa no, per non mettere a rischio la missione. Sullo sfondo non esattamente propizio alla commedia, sia pure nera. Fernando León de Aranoa mette tutto quel che serve per non rendere punitivo un film che comincia con la corda che si spezza, mentre le donne intorno aspettano con le taniche per l’acqua, e il cadavere che a un metro dall’imboccatura ricasca giù. Ha imparato da Denis Tanovic e da “No Man’s Land”, il soldato sdraiato sulla mina che a Cannes rivelò il talento del regista bosniaco (anche in quel caso, il poveretto accoglieva con terrore l’arrivo dei caschi blu). Lo spagnolo ha un talentaccio suo, che non sempre esce: il suo primo film raccontava un riccone che festeggiava il Natale circondato da una famiglia finta, arruolando un gruppo di attori (i quali, appena fuori scena sbrigavano le proprie faccende e i propri rancori, come chiunque altro a Natale). Qui è in gran forma: riesce a mescolare il comico con il tragico, aggiungendo un tocco di grottesco che sbuca quando meno te l’aspetti. C’è pure il ragazzino, e finanche il pallone, ci sono i morti e gli amorazzi che sbocciano in missione, in una storia per nulla prevedibile. Come non si sa mai la posizione della mina, quando la carcassa di una mucca ostruisce la strada, e l’autista non sa se passare a destra o a sinistra dell’ostacolo.