
BELLE & SEBASTIEN – L'AVVENTURA CONTINUA
Il Natale è dei bambini, beati che non sanno cosa sia l’età della penuria, quando c’era un solo film Disney sotto l’albero, nulla per le altre feste comandate. Puntuale arriva la seconda avventura dell’orfano Sébastien e della candida Belle, cane dei Pirenei che il resto del villaggio montano considera pericoloso e predatore (eravamo nel 1943, a Sain-Martin, nella Francia occupata dai tedeschi). Come altri orfanelli della letteratura europea – anche Heidi, dal romanzo di Johanna Spyri conobbe la stessa sorte – non se li filava più nessuno quando gli animatori giapponesi li rimisero al gusto del giorno, facendone eroi con gli occhi grandi. Roba che avevamo smesso di leggere perché vecchiarella (“Heidi” non veniva più inflitta neppure ai piccini svizzeri) ricomparve all’improvviso nell’orizzonte pop. “Bella e Sebastiano” – nei programmi per bambini vigeva l’italianità, la sigla iniziava con un orribile: “Bello cagnolone / delicato / ma la gente spesso / non lo sa”, e il cagnolone aveva al collo la botticella da San Bernardo – è tratto dai romanzi di Cécile Aubry. Come il primo film, uscito per le feste natalizie 2013, con gran successo: 4 milioni e mezzo di euro incassati in Italia la prima settimana, 30 milioni di euro in Francia (ora produttori e regista sperano nella trilogia). Il finale del primo film portava Sébastien, Belle e Angelina – nipote di César, il pastore che fa da nonno adottivo al ragazzino – in Svizzera: al villaggio confondevano cani e lupi, ma si davano da fare per aiutare gli ebrei a fuggire attraverso le montagne. Lì Angelina annuncia di voler andare in Inghilterra, per dare il suo contributo allo sforzo bellico (la immaginiamo a Bletchley Park, mentre accanto ad Alan Turing si dedica alla decrittazione di Enigma, la macchina con cui i tedeschi mandavano i loro messaggi cifrati). In questo secondo film la guerra è finita, Angelina sta per tornare, ma il suo aereo precipita sulle alpi, al confine tra Francia e Italia. L’incidente brucia la foresta, non sembrano esserci speranze per la ragazza. Solo Sebastien, accompagnato dall’inseparabile Belle, decide che è ancora viva e parte per cercarla. Siccome è orfano, può mettersi in situazioni pericolosissime, con piloti e relitti. Se preferite un classico di Hayao Miyazaki, da oggi torna in sala “Il mio amico Totoro”, anno 1988. Non più cani, ma creature magiche.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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