
Il CACCIATORE DI DONNE
Nicolas Cage prima della rinascita. Quando non sapevamo se ironizzare sulla sua recitazione o sul suo parrucchino. Tutto è perdonato dopo aver visto alla Mostra di Venezia “Joe” di David Gordon Green. Era così bravo – accanto al ragazzino Tye Sheridan, figlio di Brad Pitt e Jessica Chastain in “The Tree of Life”, premio Marcello Mastroianni per la giovane promessa – che abbiamo dimenticato di guardare il toupet. Insegnava come si corteggiano le ragazze, facendo scattare l'accendino e simulando “la faccia più triste che hai”, seguita da un sorriso tendente alla smorfia. Così lei capisce che la vita ti ha strapazzato e deluso, ma nel suo caso hai intravisto un raggio di sole (non dovesse funzionare, esistono le professioniste a cui chiedere “fammi vedere tutte le stelle dell'albero di Natale”). “Il cacciatore di donne” sta ancora tra i film che attirano l'attenzione sulla capigliatura. Nicolas Cage, esibendo la faccia più triste che riesce a fare, indaga su un serial killer dell'Alaska. Uno Zodiac da grande nord, ispirato a una storia vera (per una volte non c'è di mezzo Ed Gein, il maniaco di “Psycho” e di “Child of God”, il romanzo di Cormac McCarthy prima maniera adattato con piglio sicuro da James Franco). 12 donne seviziate e uccise in 30 anni, 461 anni di prigione per espiare. Una ragazza riesce a scappare, dallo scantinato con catene in casa dell'insospettabile (occhiali, aria innocua, il vicino che gli porta da mangiare quando la moglie è via). Si riaprono le indagini: son tutte carine, sui vent'anni, uscite di casa dicendo all'amica “vado a fare un servizio fotografico”, seppellite nella terra gelata (titolo originale: “The Frozen Ground”). Trama vista e rivista, senza neppure il brivido che danno i delitti seriali rompicapo, alla maniera di “Seven” (di recente David Fincher se la spassa in tv, dirigendo qualche puntata di “House of Cards”) o di “One Hour Photo”, il thriller di Mark Romanek con Robin Williams. Più originale “Corpi da reato” di Paul Feig. Il regista di “Le amiche della sposa” fa lavorare sullo stesso caso la detective cicciona Melissa McCarthy e la filiforme agente dell'Fbi Sandra Bullock. Pasticciona una, perfezionista l'altra. Una assillata dagli amanti di una notte che vorrebbero essere richiamati. L'altra zitella, priva persino di animale domestico. Duelli verbali e slapstick, spesso per pari opportunità finiscono con il culo per terra.


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