
CONTRABAND
Ricetta perché un matrimonio funzioni, se non nella vita almeno al cinema: un passato da criminale, la retta via ritrovata, una bella ragazza da portare all'altare, un po' di bambini. Ogni colazione sarà meglio del Mulino Bianco, ogni scopata sarà meglio delle “Sfumature di grigio” (e successive maialate). I matrimoni dei poliziotti e dei detective, per giustizia retributiva, falliscono ancora prima che cominci il film. O che cominci il romanzo. Possibile che nei gialli italiani si trovino soltanto investigatori separati e tristi che cenano da soli in trattoria? (Trattoria, poi: mica siamo negli anni Sessanta quando imperava “Il re della mezza porzione”). Non si potrebbe per una volta esser meno pigri e inventarne uno felicemente sposato? In tal caso, potremmo anche ritagliarci il pomeriggio necessario a leggere le sue imprese. Contrabbanda da maestro oggi – nella prima scena si spiega come cavarsela con una Ferrari – e fai il bravo ragazzo domani, Mark Walhberg impalma con Kate Beckinsale. L'unico brivido ancora concesso coinvolge i bambini e le altalene (il film è stato girato quando ancora far da contrappeso al moccioso non era reato). Purtroppo lei ha un fratello che a tempo perso traffica in cocaina, e quando arriva la polizia butta il carico a mare. Quindi deve un sacco di soldi al signore della droga e non ha idea di come restituirli. L'ex contrabbandiere adulto interviene, per salvare moglie e figliolanza. Niente droga però – saldi principi della criminalità di una volta, signora mia – solo banconote da cento dollari contraffatte. Nel plot entrerà anche un quadro di Pollock, ed è l'unica sorpresa (solo che lo chiamano “un tessuto con macchie di pittura”). Qualche altro panetto di droga viene infilato nel carico all'insaputa dell'eroe. “Contraband” è diretto, scritto e recitato secondo le regole, senza concedersi una scena o una battuta originale che sia una (se tra queste non vogliamo contare un po' di smagliature nella trama: la banda dice di aver fretta e non perde occasione per attardarsi). Più interessante, la storia che sta dietro il film. All'origine, c'era un thriller made in Iceland: “Reykjavik- Rotterdam” era il titolo, mentre ora l'azione si svolge tra Panama City e New Orleans. L'attore protagonista di quel film è stato scelto come regista del remake americano. Sulla memoria non contiamo da parecchio tempo ormai, ma dovrebbe essere una prima assoluta.


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