Foto Getty Images

Mahler a debito

Ossessioni musicali: comprarsi per una sera un'orchestra per dirigere la Seconda sinfonia di Mahler

Mario Leone

Un magnate di 78 anni compra la sua occasione sul podio della Toronto Symphony: un sogno personale che accende il dibattito sul futuro delle istituzioni musicali, tra mecenatismo, sostenibilità economica e tutela della professionalità artistica

Mandle Cheung è presidente e amministratore delegato della ComputerTalk Technology di Toronto. Un uomo di successo che, a 78 anni, è ancora alla ricerca di nuove sfide. Da sempre appassionato di musica – studi giovanili di pianoforte poi interrotti, buon orecchio, una cultura musicale solida anche se non specialistica – Cheung, osservando un direttore d’orchestra sul podio, si è chiesto: “Se può farlo lui, perché non lo posso fare io?”. La domanda non è rimasta un capriccio. Cheung ha fondato la Mandle Philharmonic, un’orchestra da lui finanziata e gestita completamente, che ha diretto in una serie di concerti. Ma il vero obiettivo era un altro: salire sul podio di un’orchestra di prestigio. E così ha contattato la Toronto Symphony con una proposta ancora più ambiziosa: dirigere la Seconda Sinfonia di Mahler, la “Resurrezione”, proprio con l’orchestra della città.

Di fronte all’offerta di 400 mila dollari, i vertici dell’istituzione hanno acconsentito, nonostante le obiezioni di alcuni musicisti, preoccupati per il buon nome di una realtà che conta 102 anni di storia e che, secondo loro, non avrebbe dovuto cedere il podio a un dilettante. L’orchestra, come molte realtà artistiche, deve però fare i conti con l’aumento dei costi: la vendita dei biglietti copre appena il 38 per cento del budget annuale, il resto arriva da filantropia, sovvenzioni e altre fonti.

Mark Williams, amministratore delegato della Toronto Symphony, ha spiegato che il concerto rientra negli sforzi per diversificare i ricavi, sottolineando come l’evento non faccia parte della normale stagione di abbonamento. Il “maestro” Cheung ha poi coperto i costi dell’evento: 337 mila dollari per l’orchestra, 45 mila per l’affitto della Roy Thomson Hall, 15 mila per i solisti. Tutto, per realizzare un’ossessione. La stessa che si era impadronita del businessman Gilbert E. Kaplan che prima di Cheung seppe costruirsi una carriera internazionale da direttore, pur sapendo a malapena leggere la musica e possedendo un repertorio composto da un unico brano – guarda caso, ancora la Seconda Sinfonia di Mahler. Quell’opera, che lo aveva affascinato per anni, lo portò sul podio di alcune delle orchestre più importanti del mondo: la Filarmonica di Vienna, la London Symphony, la Los Angeles Philharmonic, la St. Louis Symphony e, in una storica esibizione, la New York Philharmonic. Senza contare la registrazione Deutsche Grammophon, sempre con i Wiener Philharmoniker.

Stupisce allora la fascinazione che la Seconda Sinfonia di Mahler suscita in questi due personaggi (e non solo). Saranno le dimensioni dell’organico – più di cento esecutori – oppure quei novanta minuti di musica che evocano gli aspetti più elementari dell’esperienza umana: gioia, dolore, nascita, morte e, in ultima analisi, la resurrezione. Sarebbe il caso di approfondire. Intanto, però, resta da riflettere su questa insolita forma di mecenatismo e porsi qualche domanda sullo stato delle istituzioni musicali, sul ruolo che occupano in ambito culturale e civile. Bisognerebbe anche pensare agli orchestrali, professionisti che spendono tutta la vita a studiare e che vedono la loro professionalità nelle mani del ricco (o potente o politico) di turno. Bisognerebbe anche pensare agli orchestrali, professionisti che spendono tutta la vita a studiare e che vedono la loro professionalità nelle mani del ricco (o potente o politico) di turno. Non sarà che là in Canada a questo punto preferirebbero avere sul podio una Beatrice Venezi?

Di più su questi argomenti: