C'è vita dopo i talent? La nuova generazione del pop alla sfida di Sanremo Giovani

Raffaele Rossi

Mimì, vincitrice di X Factor 2024, e Nicolò Filippucci, protagonista di Amici 24, in gara con gli inediti "Sottovoce" e "Laguna". Quando il Festival diventa un banco di prova per misurare talento e dedizione

La nuova generazione del pop italiano sembra muoversi lungo una traiettoria già tracciata: i talent come trampolino, Sanremo come banco di prova. Mimì, vincitrice di X Factor 2024, e Nicolò Filippucci, tra i volti più noti dell’ultima edizione di Amici, approdano a Sanremo Giovani con un obiettivo condiviso: scrollarsi di dosso l’etichetta che li ha resi riconoscibili per costruirne una nuova, più intima e personale. Entrambi parlano di un “percorso”, non una consacrazione immediata, ma un presente che si sta ancora definendo.

Per Mimì Caruso, nata in Mali e cresciuta a Usmate Velate, un piccolo centro vicino Monza, Sottovoce è il modo di sublimare una relazione tossica e il suo lento dissolversi. “L’immagine che ho in mente è il vento, le cose che vengono soffiate via”, racconta al Foglio. Il brano è dedicato a una persona importante “che però non tirava fuori la versione migliore di me. All’inizio è stato difficile lasciarla andare, poi la confusione, e infine le cose belle”. La sua sfida oggi è “far vedere quanto ci tenessi alla scrittura, alla contaminazione. Mi interessa unire mondi diversi”.

Per Nicolò Filippucci (classe 2006), originario di Corciano, Laguna rappresenta un punto di partenza sentimentale e artistico. Nel brano le onde diventano metafora dei ricordi d'amore in un dialogo che racconta la bellezza di ciò che resta, anche quando tutto sembra perduto. Prima di approdare ad Amici – esperienza che gli ha insegnato “metodo, dedizione, senso del tempo” – aveva già vinto il contest “Guerriero – Premio Città di Ronciglione” dedicato a Marco Mengoni e il Tour Music Fest. Scritto da Riccardo Schiara (in arte Arashi) e Leonardo Lamacchia, prodotto da Gianmarco Grande, Laguna segue il primo EP Un’ora di follia ed è stato “amore al primo ascolto”, dice il cantante.

Nelle parole di entrambi nessun rifiuto dell’esperienza televisiva passata, ma anzi una lucidità nuova. “I talent sono una vetrina importantissima perché ti permettono di arrivare a un pubblico ampio in poco tempo - afferma Mimì - a volte c’è ancora chi stigmatizza quel tipo di percorso e allora devi dimostrare di essere un progetto vero, con qualcosa da dire”. Per lei, il talent è un inizio ma “poi tocca a te”. Per Filippucci è stata una crescita naturale, non certo “una questione di far capire chi sei veramente se sei sempre stato te stesso”.

Per entrambi l’arrivo a Sanremo Giovani è un banco di prova. “Voglio fare più gavetta possibile”, dice Mimì. “Questo è un palco che ti permette di crescere e confrontarti con tanti artisti”. Tra le sue ispirazioni cita SZA, da cui ha “imparato l’improvvisazione e la capacità di creare topline personali”. Filippucci cerca “nuovi stimoli” perché, ammette, “non amo stare fermo, Sanremo Giovani è un’occasione per rimettermi in gioco”.

Sul ruolo del Festival come forma di legittimazione artistica, le visioni divergono leggermente. Mimì lo immagina “come gli Oscar, ci sono le icone, ma ci sono anche gli emergenti che si sono fatti notare e vedono celebrata la propria musica”. Filippucci ha un approccio più pragmatico: il Festival è continuità, “una successione di obiettivi e di stimoli”.

Ma quindi c’è vita dopo i talent? La domanda più inevitabile trova due risposte complementari. Per Mimì è una questione identitaria. “La gente ti segue per quello che sei e per la musica che fai. Il vero post-talent è il percorso che ti permette di arrivare alla tua maturità”, dice l’ex vincitrice di X-Factor. Per Filippucci, la risposta è netta: “Sì, esiste, semplicemente perché il mio Amici è finito. Adesso c’è Sanremo Giovani, e spero ci saranno molte altre cose dopo”.

Più che una competizione, Sanremo Giovani è il punto in cui due rette parallele si sfiorano: quella di una cantante che cerca un linguaggio nuovo dopo il trionfo televisivo e quella di un cantautore che vuole convertirsi in autore di sé stesso, fuori dalle logiche della scuola. La loro generazione, quella che i talent hanno reso immediatamente riconoscibile ed esposta, ora è chiamata a misurarsi con la parte più difficile, cioè durare nel tempo. E forse è proprio qui che comincia davvero quel “percorso” di cui parlano Mimì e Nicolò Filippucci.

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