NEFFA - PH. FRANCESCO PRANDONI

il concerto

Il ritorno di Neffa sul palco

Vittorio Bongiorno

Al Forum di Assago è andato in scena l"Universo Neffa", uno spettacolo durato più di due ore che ha ripercorso le molte vite dell'artista. Tantissimi gli ospiti: da Coez a Guè Pequeno, Gemitaiz, Mahmood e Fabri Fibra

 

Il guaglione è tornato alla grande, anzi sembra non essere mai andato via stando a vedere il tappeto umano di fan in totale adorazione che occupa all’inverosimile il Forum di Assago, Milano sud, per l’unica data del concerto del musicista campano Giovanni Pellino in arte Neffa. Precursore dell’hip hop negli anni ’90 con i Sangue Misto, poi cantautore e produttore dalle mani d’oro, Neffa è diventato leggenda grazie a gemme pop che canticchiano anche le pietre (“La mia signorina”, “Un mondo nuovo”, e ovviamente al mitico “Aspettando il sole” del 1996). A dieci anni dall’ultimo tour a suo nome mercoledì 5 novembre scorso Neffa ha celebrato non solo un concerto ma un evento transgenerazionale che ha fatto dell’incontro il cuore pulsante della sua musica per tutti. Rap della vecchia scuola, soul, pop, nuove generazioni e vecchia guardia, nessun cazzo di algoritmo ma solo la voglia di fare musica come si dovrebbe sempre fare e sempre meno si fa.

 

https://www.youtube.com/watch?v=qMhnOQP8weQ


L’ha chiamato “Universo Neffa”, un ponte per mettere insieme, sullo stesso palco, il giovanissimo rapper che canta l’incazzatura della periferia, la star indie-pop e il veterano del soul. Ogni gesto è un richiamo alle sue molte vite: il batterista hardcore-punk, il rapper di strada, il soul man dal cuore gentile. Il pubblico – un mosaico di età e storie – canta tutto a squarciagola, dai classici pop ai brani del recente “Canerandagio”, doppio disco che lo ha riportato al centro della scena. Ci sono i ventenni che lo scoprono ora, i quarantenni cresciuti con lui, i sessantenni che l’hanno visto esordire all’Isola nel Kantiere, il centro sociale occupato bolognese dove ha mosso in primi passi di rapper in erba.
“Universo Neffa” è stata un’astronave del tempo: un po’ Funkadelic, un po’ Sanremo in acido, uno show dove l’amicizia diventa linguaggio e la musica torna a essere un atto d’amore, la sensazione di essere parte di una stessa storia musicale lunga quasi trentacinque anni. 


Quasi un evento intimo, però, come se fossimo a casa di Neffa, in una vecchia mansarda, con luci basse e un impianto con bassi che fanno tremare le ossa ma che scaldano l’anima. C’era una band che suonava strumenti veri e c’era il fido DJ Double S ai giradischi, iconico strumento dell’hip hop nato nelle strade del Bronx negli anni ’70. Ma soprattutto c’era una quantità impressionante di ospiti: Jake La Furia, Frah Quintale, Kaos, Izi, Franco 126, Gue',  Joshua, Ele A, Francesca Michielin, Coez, J-Ax, Nayt, Al Castellana, Lucariello, Ste, Joan Thiele, Gemitaiz, Mahmood, Fabri Fibra, Myss Keta e il mitico Giuliano Palma, storica voce dei Casino Royale e poi Bluebeaters. Non ospiti di circostanza, ma compagni di viaggio che riconoscono un maestro.
Kaos sale sul palco e incendia il Forum con “Carcere a vita”; Gemitaiz confessa di aver imparato a rappare ascoltando le sue cassette; Frah Quintale dice che se oggi fa musica è merito suo. Quando arriva Fibra, la sala esplode: il ribelle di Senigallia sembra non voler più scendere da quel palco amico. Poi Deda, il fratello dei Sangue Misto, fa una timida comparsa e tutto si ferma per un istante: applaudono tutti perché il tributo che gli riserva Neffa è veramente stupefacente.


Alla fine, come un’apparizione, arriva Giuliano Palma, “l’unico vero King” a detta di Neffa. Le prime note di “Aspettando il sole” sciolgono definitivamente la notte milanese. Il pubblico si accende, canta, si abbraccia. E’ un rito collettivo, una messa laica in battuta bassa giamaicana che parla di luce e redenzione. “Oggi non c'è sole intorno a me, salvami, risplendi e scaldami. Non c'è più sole, voglio sole, cerco nuova luce nella confusione di un guaglione”. Se qualcuno aveva dubbi, l’altra sera si è capito chiaramente che Neffa è un universo di ritmo, poesia urbana e libertà. E’ un guaglione che contiene moltitudini.

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