Il futuro del mercato musicale spiegato con una parodia di Bohemian Rhapsody

Le EbbaneSis, due ragazze napoletane che mostrano i nuovi confini per le rockstar

Stefano Pistolini

La musica cambia faccia, in un rimescolìo divertente. Una storia esemplare: il 2018 è stato l’anno in cui i Queen sono tornati a essere, in versione postuma, la band più famosa e amata del mondo, grazie al botto di “Bohemian Rhapsody” il film che ne racconta benignamente la storia, contando sulla prodigiosa interpretazione che di Freddie Mercury offre Rami Malek - Golden Globe e in odore di Oscar. Per arrivare alla vicenda che ci interessa, va osservato che non è un caso che il prepotente riaffiorare dei Queen, del loro repertorio e dei vocalizzi di Freddie, sia transitato attraverso le vie dei social, tra fans redivivi e ragazzini che ora cadono in deliquio per gli effervescenti ghirigori musicali di questa band. Tutto traslocato online, nei consumi streaming, nelle maratone su YouTube, nei milioni di rivisitazioni della mitica apparizione al Live Aid, nei dibattiti accaldati su Facebook e nelle infinite formulazioni iconiche di Instagram.

 

Perché la musica adesso è là, oltre che nei grandi raduni e nelle declinazioni competitive in tv di talent come “X-Factor” e “Amici”. La mutazione è avvenuta, i long playing sono oggetti di antiquariato e la stessa idea di “autore”, così stuzzicata proprio dai talent con quell’ossessione di “rifare”, “reinterpretare”, misurarsi con l’originale, ha riscritto le direttrici del consumo e anche le regole dell’accesso a un repertorio musicale e con esso a una carriera professionale. Prendiamo le EbbaneSis, due giovani interpreti partenopee, un po’ attrici e un po’ cantanti, con un bel seguito nel golfo, che le ha incoraggiate a spingersi anche più lontano da casa, soprattutto da quando hanno pubblicato “Serenvivity”, la loro prima raccolta, prodotta dall'Orchestra di Piazza Vittorio. Sono Viviana Cangiano e Serena Pisa e rielaborano per due voci e una chitarra dei classici della canzone napoletana come “Carmela” e “Tammurriata nera”, spingendosi fino ad esplorare il canzoniere di una cantante che ammirano come Gabriella Ferri. Di tanto in tanto, poi, le EbbaneSis (il nome è crasi di due termini della parlesìa dei musici napoletani, dove “e bbane” sono i soldi, e “sis” sono le sorelle) si affacciano anche al ballo collettivo dei video fai-da-te, e nel salotto di casa o in cucina, registrano “live” le loro canzoni, con gusto e grazia, ma ricevendo fin qui un’attenzione limitata. Poi hanno l’idea, frutto dell’aria che tira, della musica che gira intorno.

 

Prendono “Bohemian Rhapsody” dei Queen, tornata a essere un tormentone negli ultimi mesi, e la rielaborano con le due voci che giocano abilmente a rincorrersi su una lieve tessitura di chitarra. Il tutto, in napoletano: “Sotto na frana / ‘n te salva na puesia”, intonano nei primi versi. L’adattamento è un piccolo capolavoro di tocco, un omaggio sentito e un’appropriazione degnissima, debita, che dà un’altra vita al pezzo di bravura concepito dalla follia di Freddie Mercury e soci. E il popolo del web ci mette pochissimo ad accorgersi di questa perfetta trovata, che coniuga tutti insieme i fattori appena passati in rassegna: due bei talenti, un progetto con un senso, la timidezza nello scegliere le strade da imboccare, la familiarità coi mezzi di comunicazione del presente. Quindi la trovata giusta al momento giusto: i Queen, il pezzo-icona, subito intinto in un’atmosfera muroliana, proiettato nei Quartieri Spagnoli, maneggiato con rispetto ma anche con familiarità, come ci ha insegnato a fare l’ultima declinazione del pop, quello che nasce e cresce online e poi cerca concretezza provando a sfondare il vetro del computer. Viviana e Serena ci riescono registrandosi col solito cellulare, forti solo delle voci, delle loro facce, dell’ispirazione. In un paio di giorni 600 mila persone le guardano su Facebook, dove hanno postato il video, poi le cifre diventeranno esponenziali. Un tempo si parlava di autoproduzione, di indipendenza, underground, di rockstar inarrivabili. Adesso il panorama della musica si è interamente ridisegnato, come fossimo su un pianeta diverso. Le dinamiche sono imprevedibili, i tempi fulminei, il know how accessibile, se lo si possiede. Poi in giro ci sono quelle musiche magnifiche ed eterne. Basta intercettarle, pescare nel mazzo, farle proprie e stare ad aspettare. Se c’è un magic, miracolosamente i punti finiranno per congiungersi. E questo il rock per il XXI secolo.

Di più su questi argomenti: