Una delle poltrone con schermo touch realizzata dalla società Lemon42 per il Wiener Staatsoper (foto Lemon42)

La tecnologia non salverà la musica classica

Mario Leone

Al Wiener Staatsoper arrivano le poltrone con schermo touch per leggere il libretto dell’opera che si sta ascoltando. Va bene svecchiare ma per aumentare il pubblico in sala occorre educare

La notizia campeggia sul sito della Wiener Staatsoper e in poche settimane ha fatto il giro del mondo. In Australia ha avuto un grande risalto tanto da occupare pagine e pagine della rivista Limlight, magazine musicale molto seguito a quelle latitudini. Di cosa parliamo? Della messa in posa di nuove poltrone all’interno del più celebre teatro di Vienna. Sembrerebbe un normale restyling dovuto all’intenso utilizzo se non fosse per un particolare: in ogni poltrona del Teatro è installato uno schermo touch screen che permette la lettura del libretto dell’opera che si sta ascoltando. Si può leggere in lingua originale o in diverse traduzioni: inglese, francese, italiano. Prossimamente il cinese e l’arabo. Lo schermo, ad alta risoluzione, è pensato con un fondo nero e i caratteri bianchi per ridurre al massimo le interferenze luminose che potrebbero infastidire chi ascolta o chi è in scena. Le sorprese non finiscono qui perché durante l’intervallo il sistema, (ideato dalla società austriaca Lemon42 dopo una severa selezione a cura dei vertici del Teatro viennese) offre la possibilità di acquisire informazioni su quello che si sta ascoltando, curiosità sul cast e notizie di vario genere. Non solo musica. Tra qualche mese ci sarà la possibilità di prenotare un aperitivo o uno spuntino che sarà servito direttamente al posto durante l’intervallo dell’opera. Si stanno studiando anche altri servizi quali prenotare un taxi a fine recita, bloccare direttamente dal teatro una stanza d’albergo. Una pluralità di offerte che favorisca e migliori l’esperienza musicale dello spettatore.

 

L’esordio di questo nuovo sistema è avvenuto il quattro settembre di quest’anno con Il Trovatore di Giuseppe Verdi. Qualcuno tra i puristi ha storto il naso; non si può dire lo stesso del pubblico in sala che ha gradito l’innovazione e ne aspetta gli sviluppi futuri. Anche a livello commerciale un sistema di questo tipo permette il passaggio di banner pubblicitari e spot promozionali dello stesso teatro con conseguenti introiti extra.

 

Sicuramente quanto ideato dai vertici della Wiener Staatsoper favorirà e svecchierà l’esperienza a teatro venendo incontro a un pubblico che è sempre più internazionale, perennemente connesso e con le esigenze più disparate. Questo però non consentirà di aumentare significativamente il pubblico in sala. Quello va ricostruito dalle fondamenta iniziando una politica che permetta un radicale rapporto tra l’istituzione culturale e la gente di qualsiasi ceto ed età. I teatri, le orchestre, dovrebbero ritornare tra le persone, nelle scuole, con un progetto capillare e pluriennale. Non ci si può accontentare di abbonamenti scontati, connettività in sala, o altre formule (tutte ottime ovviamente) promozionali. Alcune volte, in ambito culturale, si cerca di curare un tumore con l’aspirina. Senza affrontare il problema alla radice e con i mezzi opportuni. Servirebbe l’educazione del popolo. Serve la musica da zero a novantanove anni. Occorrerebbero istituzioni musicali intermedie che facciano cultura colmando quello iato tra la gente e i grossi teatri. Le istituzioni culturali dovrebbero dialogare e non programmare ignorandosi vicendevolmente o peggio facendosi la guerra. Occorre che la musica entri nelle parrocchie, ritorni in televisione in orari decenti e si riformino i Conservatori (che vivono una crisi d’identità), luoghi deputati in Italia a formare i futuri professionisti della musica. Servirebbero tante cose. Alcuni ci stanno provando ma è ancora troppo poco. Si possono partorire idee stupefacenti ma se non si va all’origine, tutto sarà inutile e goffo rispetto alla portata del problema.