Ansa

Borsetta power

Grazie alla premier giapponese si riparla di borse famose e delle loro proprietarie “iconiche”

Fabiana Giacomotti

La mancanza di una donna della politica in grado di lanciare mode iniziava a farsi sentire parecchio. Ma, anche se le donne potenti non portano borsette, Sanae Takaichi ha scelto il modello “Grace delight tote” da donna d’affari perché è quello che vuole dimostrare di essere

Volendo dirla tutta, non sarebbe “andata virale in tutto il mondo” solo la borsetta della premier giapponese Sanae Takaichi, il modello “Grace delight tote” della centenaria pelletteria Hamano Leather Craft, che il sindaco della cittadina della prefettura di Nagano dove viene realizzata, Miyota, si è affrettato a reclamare come un prodotto locale “che si può comprare usufruendo degli sgravi fiscali previsti”, perché certi pudori con la moda li abbiamo solo noi. A tre settimane dalla prima apparizione pubblica del nuovo modello di lady di ferro di cui in tutta evidenza non abbiamo ancora goduto in numero sufficiente da considerarle un’ovvietà, è andata esaurita anche la penna a sfera rosa Mitsubishi che usa per prendere appunti, già vedo i nostri produttori nazionali sorridere di speranza (ormai in realtà ne è rimasto uno, Aurora, e vende appunto molto in Giappone dove la calligrafia è ancora un’arte).

 

Il sito “Japan forward” metteva infatti in risalto più questa informazione rispetto a quella sulla “tote”, che significa borsetta rettangolare atta a contenere documenti e spesucce. Si tratta comunque di un’ottima notizia, che finalmente qualcuno ci offra una chance per tornare a parlare di borsette famose, le “it bag” come dicono i modaioli, e delle loro proprietarie inevitabilmente “iconiche”. Questo per tre motivi. Il primo: la borsetta dei desideri del momento, che sul sito avvertono bisognerà aspettare “almeno fino alla fine di gennaio 2026” costa meno di novecento dollari, cifra che la fa entrare di diritto nella categoria del “lusso accessibile”, tornato a essere il sogno proibito di centinaia di direttori commerciali dopo il crollo dei fatturati seguito all’aumento vertiginoso dei prezzi e la scoperta che l’unico brand che possa permettersi rialzi alla seconda o alla terza potenza si chiama Hermès: un bagno di realtà che, insieme con molti altri difettucci fra i quali la tentazione di sottopagare la manodopera in cambio di ricchi bonus a fine anno, sta rischiando di far fallire il settore.

 

Motivo numero due: d’accordo la D Bag di Tod’s intitolata a Diana Spencer, benissimo la Kelly di Hermès che ormai non abbisogna di presentazioni per non dire la Birkin, ma la mancanza di una donna della politica in grado di lanciare mode iniziava a farsi sentire parecchio, e ormai quasi nessuno ricorda che Alessandro Michele guardò alle camicie col fiocco di Margaret Thatcher al momento di rilanciare Gucci, nel 2015, sebbene poi le avesse fatte indossare agli uomini, e nessuno del tutto ha memoria di borsette al braccio di donne potenti davvero se si escludono quelle che la regina Elisabetta usava all’unico scopo di segnalare il suo desiderio di lasciare l’evento a cui stava partecipando posandole a terra.

 

Questo ci porta al terzo motivo, e cioè al fatto che le donne potenti non portano borsette. I portaborse di ogni simbologia e di tutte le battute del mondo esistono proprio per evitare a chi deve stringere mani di averle occupate, o appesantite da un oggetto appeso al braccio, o ingombrate da faldoni. Giorgia Meloni non sfoggia borse nelle occasioni ufficiali, Hillary Clinton se ne sarebbe ben guardata, Michelle Obama per carità. Nemmeno Liz Truss, nella sua brevissima ascesa e precipitosa caduta, venne mai fotografata con una borsa fra le mani. Perfino nella moda, le direttore e le firme potenti che siedono nelle prime file delle sfilate recano borse con sé. Significherebbe mostrare a tutti di non avere un autista a disposizione, e cioè di dover correre da un appuntamento all’altro come poveri travet dell’oggetto che non possono permettersi.

 

Solo il cellulare, e il fazzoletto in tasca. Ritenere che la premier giapponese ignori una regola così nota sarebbe però un errore: ha scelto una borsa grande, capace, da donna d’affari, perché è quello che, da ex batterista heavy metal, vuole dimostrare di essere. Sempre che basti una borsa.

Di più su questi argomenti: