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l'intesa
Il fondo sovrano del Qatar salva (ancora) Valentino
Posticipata di due anni l'acquisizione da parte di Kering. Dove si intensificano voci su nuovi cambi in Gucci
“Agiremo senza indugi. Saremo rapidi, efficienti e decisi”, diceva ieri, dopo l’approvazione con percentuali bulgare del cda alla sua nomina, il nuovo ceo del gruppo Kering, Luca De Meo, l’uomo del rilancio di Renault di cui la Francia dell’automobile ha deciso di privarsi perché le difficoltà del gruppo della famiglia Pinault nel settore del lusso, strategico per il Paese dai tempi di Luigi XIV, sono troppo evidenti per non mettere sul tavolo le carte migliori e lui è l’ultima e, non avendo rapporti di amicizia o stima con nessun grande manager della moda, agirà non solo senza indugi, ma anche senza requie.
Non si può dire che non l’abbia fatto: nel giro di ventiquattr’ore è stata raggiunta, o per meglio dire annunciata perché è ovvio che entrambe le parti vi lavorassero da tempo, la revisione degli accordi per l’acquisizione della totalità delle quote di Valentino dal veicolo di investimento del fondo sovrano del Qatar, Mayhoola, e fra le tante voci che si affollano attorno al gruppo, quella più forte riguarda la possibile uscita di Stefano Cantino, storico uomo di comunicazione del gruppo Prada, nominato ceo di Gucci meno di un anno fa. Ma, mentre è improbabile che vi siano cambiamenti di vertice a pochi giorni dalla presentazione, attesissima, della prima collezione Gucci firmata da Demna (c’è un limite anche alla rapidità, si chiama convenienza), il posticipo di due anni dell’acquisizione di Valentino, siglata due anni fa e che, come abbiamo scritto più volte sul ”Foglio”, rappresentava per Kering un aggravio pressoché esiziale, del tutto incompatibile con il piano di risanamento, è la più evidente dimostrazione del bagno di realtà a cui De Meo costringerà tutto il gruppo. E anche, naturalmente, delle relazioni d’affari fluide che Doha intende mantenere con l’Occidente e con l’Europa. Secondo il nuovo “accordo fra azionisti”, “l’attuale assetto proprietario della maison”, che vede appunto Kering in partecipazione per il 30 per cento dal 2023, “non subirà variazioni prima del 2028.
Le opzioni di vendita (put) detenute da Mayhoola nei confronti di Kering, esercitabili nel 2026 e nel 2027 per la restante quota del 70 per cento in Valentino, vengono posticipate rispettivamente al 2028 e al 2029. L’opzione di acquisto (call) di Kering sulla quota di Mayhoola, inizialmente prevista per il 2028, è anch’essa rinviata al 2029”. La comunicazione ufficiale sull’accordo, che ribadisce la fiducia al nuovo ceo di Valentino, Riccardo Bellini, nominato poche settimane fa, senza citare invece il direttore creativo Alessandro Michele, evita anche di menzionare i termini economici dell’acquisizione che era stata decisa due anni fa. Pro-memoria: per il 30 per cento delle quote di Valentino, due estati fa Kering pagò 1,7 miliardi. Ma in questo lasso di tempo, troppe cose sono cambiate. Il mercato del lusso è entrato in un tunnel di crisi strutturale dal quale non sembra riuscirà a uscire se non cambiando il proprio modello strategico, Kering ha dimezzato gli utili nel primo semestre di quest’anno e anche Valentino sta vivendo mesi di difficoltà. Anche per Mayhoola, tenersi la maggioranza per un altro paio di anni, contando nel rilancio, significa sperare di spuntare un prezzo migliore.

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