Misericordia per Anthony Weiner, caduto così tante volte da essere diventato un imperdonabile

New York. Wiener significa salsiccia, ma nello slang americano ha anche il più intuitivo dei sensi figurati. Ai titolisti del New York Post non dev’essere parso vero quando, nel 2011, il deputato Anthony Weiner ha preso a twittare foto del suo “wiener” credendo di essere in una chat privata. Il titolo e la sghignazzata erano inevitabili, così come lo scandalo che ha coinvolto lui e la moglie, Huma Abedin, una specie di figlia adottiva di Hillary Clinton in grado di percepire contemporaneamente tre stipendi da tre entità diverse che facevano capo alla famiglia Clinton. Cose che non succedono nemmeno nei più arditi sogni di un democristiano. Ma mentre lei entrava nel cuore di Hillary, lui propiziava entrature extraconiugali con un bel po’ di sexting, suscitando indignazione, disgusto e sghignazzamento da tabloid. Weiner, Weiner: che meravigliosa coincidenza. Poi sono arrivati il perdono di lei e il processo di riabilitazione, con le copertine a piedi nudi e le interviste con il capo cosparso di cenere.

 

E lui c’è cascato ancora, in questa storia compulsiva del sexting. Altra indignazione, altri sghignazzamenti, altra riabilitazione. Alla convention democratica di Philadelphia si aggirava con una camicia gingham che lo faceva sembrare un po’ più giovane dei suoi 51 anni e chiariva la sua posizione di opinionista e marito di superconsigliera in cerca di un’altra chance. E poi c’è ricascato ancora. Ma stavolta non finisce con il perdono, ché Huma, bella ed esasperata, ha già firmato le carte per il divorzio, e lui è diventato agli occhi dell’America il volto, l’incarnazione di un’antica figura nota a livello popolare come Uomo di Merda. Non c’è salvezza possibile per il recidivo Weiner che non sa tenere a bada il suo wiener, accordargli il perdono è come dare una dose di eroina a uno che si sta disintossicando e sperare che la butti in un tombino e rientri nella clinica fischiettando.

 

Ma quando il consenso generale ha deliberato all’unanimità che l’Uomo di Merda è irrecuperabile, forse nemmeno i titolisti del Post, feroci come sempre, sono riusciti a trovare uno spiraglio di vera soddisfazione in questo seppellimento rituale dell’Uomo sotto la sua stessa Merda. Weiner c’è cascato ancora, e poi ancora, e poi ancora ma l’errore questa volta s’è trasformato in una nera tragedia senza seconde (o terze, quarte) chance, e nel paradosso di questa condanna quanto mai giustificata è che quando l’Uomo di Merda tocca il fondo chissà come traluce il bagliore segreto della Pietà. Prima della metamorfosi Weiner era un politico brillante incappato in uno dei peccati a cui l’alta società è più che abituata. Si è trasformato poi in una specie di testimonial della rimonta, che è una vecchia specialità americana. Una pessima reputazione, certo, ma tutto rimaneva nell’ambito del perdonabile e del dimenticabile, e nella sua comprensività apparentemente infinita Huma ha incarnato la bontà salvifica del perdono. Oggi il peccatore è diventato imperdonabile, e in chi non si sente perfetto questa condizione non può che suscitare empatia e invocare misericordia.

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