
Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice
I freelance
- Polemizzare contro l'abitudine provinciale di infarcire il discorso con termini inglesi. Buona per tutto, ma sempre valida.
- Dolersi della mancanza di ogni tipo di tutela in caso di malattia.
- La condizione endemica della maggior parte dei lavoratori intellettuali. Valutare se sproloquiare sullo Zeitgeist.
- Freelance suona molto meglio che disoccupato. Convenirne.
- Ricordarsi sempre di dire che il vero lavoro non è fare il lavoro, bensì farsi pagare. Arabescare a soggetto sul tema.
- Chiedersi se cominciare a chiamare il freelance mercenario ne migliorerebbe/peggiorerebbe la condizione. Di seguito dare il via a una lunga serie considerazioni filosofiche sul linguaggio, quale strumento per dare forma alla realtà.
- Non appena qualcuno dice di essere freelance, chiunque possieda uno stipendio non manchi di magnificare i vantaggi di poter organizzare i propri tempi di lavoro, di non dovere rispondere a un capo, di decidere che quel giorno non ve la proprio sentite di uscire dal letto. Dopo qualche anno di pratica il freelance sviluppa la capacità di non replicare.
- Ex abrupto inserire in qualunque discorso una rancorosa rievocazione degli opulenti anni Ottanta, quando sono diventati ricchi tutti. Evitare.
- Chiedere a ogni freelance con cui si entri in un rapporto appena appena cordiale che cosa stia facendo per la sua pensione. Nel caso questi ammetta di non averci ancora pensato, sciorinare una serie di ragioni per cui è doveroso stipulare un'assicurazione privata. Evitare di impegolarsi in discussioni sulla superiorità del welfare europeo su quello americano e/o viceversa.
- Lagnarsi che il rischio d'impresa, che una volta spettava all'imprenditore, stante la crisi imperante ora riguardi anche il freelance, che riceverà adeguata remunerazione solo se il progetto andrà a buon fine. Tuonare contro.
- La visibilità non può essere in alcun modo considerata una forma di remunerazione. Tatuarselo sulla fronte prima di affrontare qualunque colloquio di lavoro, soprattutto nel settore della comunicazione.
- Negli anni di vacche grasse è la condizione di lavoro ideale: massimizzazione del profitto, minimizzazione dello sforzo. In anni di vacche magre, invertire profitto e sforzo.
- Lamentarsi che l'avvento delle nuove tecnonologie abbia determinato la svalutazione di qualunque tipo di professionalità e la precipitazione dei prezzi. Rivalutare il luddismo.
- Rievocare con occhi lucidi la Casagit, mitologico ente mutualistico dei giornalisti, che copriva ogni possibile esigenza dell'assistito. Se nell'uditorio non sono presenti giornalisti, esagerare con esempi fantascientifici: maggiore è l'indignazione suscitata, maggiore lo splendore sociale conseguente.
- Sostenere con costernazione che, salvo premorienza, toccherà lavorare fino ai novant'anni. Rammaricarsene.
- Dire che non conviene aprire la partita IVA fa capire che la sapete lunga sull'argomento. Se richiesti di circostanziare l'affermazione, concionare genericamente contro il fisco.
- Tampinare il mondo intero via Linkedin, perché più grande è la rete personale, maggiori sono le possibilità di migliorare la situazione lavorativa, è un ottimo tema per rivitalizzare una cena sonnolenta. Confrontare le reciproche reti di contatti: il vincitore si astenga dall'esultare.
- Curare la propria immagine social è un must. Se qualcuno lo dice, schiaffeggiarlo con i guanti e sfidarlo a duello.
- Ma è casa tua o sei in affitto? Evitare di chiederlo, come regola generale, massimamente a un freelance, giacché non esiste una risposta interamente positiva.


Il Foglio sportivo - in corpore sano
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