Come fare bella figura senza necessariamente sapere quel che si dice

Ambulanti & gadget

Andrea Ballarini
Chi li patisce, chi ne va pazzo. In ogni caso, sono parte delle nostre serate. Eccovi, quindi, alcuni concetti da smerciare a buon mercato.
    - Rammentare con raccapriccio il momento di gloria del temibile pesce che cantava “Don’t worry, be happy”. Per suggerire profonda conoscenza del mondo anglosassone, chiamarlo solo Billy Bass, sperando che qualcuno chieda chi caspita fosse.

     

    - Vantare le mirabili qualità del ragno metallico per massaggiare il cuoio capelluto.

     

    - Notare con piglio sociologico il prodigioso sviluppo del merchandising degli ambulanti, conseguente all’arrivo sul mercato dei sudamericani e degli orientali.

     

    - No, grazie, niente rose. Dirlo con tono gentile ma irremovibile. Se l’ambulante insiste, aggredirlo a male parole, quindi giustificarsi con gli amici facendo partire una pippa sull’intollerabilità della maleducazione.

     

    - La donna può dire: “Tieni i soldi, ma niente rosa”. Se l’ambulante insiste per lasciare il fiore, incazzarsi come un puma.

     

    - Dire al venditore di rose: “Ho appena dato i soldi al tuo collega”. Dargli sempre rigorosamente del tu.

     

    - Lamentarsi del fatto che i venditori di rose siano una piaga sociale. Gareggiare a chi ne ha contati di più nell’arco di una cena.

     

    - Non comprare rose alla signora con cui si sta cenando, per non alimentare il racket in mano a… (nominare a caso una qualunque organizzazione criminale, dalle triadi di Hong Kong alla Brigada romena, avendo cura di descriverla sempre come la più crudele e pericolosa del mondo).

     

    - Chiedersi quale persona sana di mente abbia mai acquistato il ventilatore da mano con i led colorati.

     

    - Deprecare i puntatori laser, particolarmente quelli verdi a grappolo: ritenerli una degenerazione del ben più nobile gioco praticato in gioventù con uno specchietto; al Nord chiamarlo pure gibigiana.

     

    - Nonostante la solida tempra democratica, proclamare che i venditori senegalesi di libri africani davanti alla Feltrinelli hanno oggettivamente rotto i coglioni. Convenirne.

     

    - Il selfie stick è consentito solo fino ai diciotto anni, oltre è poco dignitoso. Dopo i trenta diventa patetico.

     

    - Scagliarsi contro gli ambulanti che parcheggiano i loro camioncini nei luoghi più pittoreschi della città imponendo prezzi surreali. Raccontare di bottigliette di acqua minerale che in estate raggiungono quotazioni da Brunello di Montalcino. Dolersene.

     

    - Ma Cocco-Cocco bello! era un franchising?

     

    - Notare con piglio sociologico la caduta in disgrazia del termine vuccumprà, ormai frequentato senza sensi di colpa solo da alcuni quotidiani reazionari.

     

    - Raccontare di venditori ambulanti che, in realtà, sono ricchissimi. Un classico.

     

    - Nutrire un’insana passione per i gadget degli ambulanti. Gareggiare con gli amici a chi acquistato il più delirante. Tuttora insuperata la mano zombie semovente.

     

    - Il pupazzetto di gomma da lanciare sui vetri per guardarlo scendere con capriole successive ha un che di inquietantemente schifoso. Convenirne.

     

    - I romani possono dibattere se il mimo di Campo de’ Fiori possa essere considerato un ambulante. In ogni caso, non avere mai capito che cosa mimasse. Replicare che in realtà mimava il mimo.