Come fare bella figura senza necessariamente sapere quel che si dice.

Al Quirinale!

Andrea Ballarini

- Qualunque nome di candidato venga proposto, prorompere nell’esclamazione: “No, lui no. Tutti, ma lui no.”

 

- È tempo di eleggere una donna. Convenirne.

 

- Elencare tutte le caratteristiche che dovrebbe avere il prossimo Presidente della Repubblica e concluderne che il candidato che sappia incarnare l’italianità, goda del gradimento unanime e abbia la conveniente notorietà internazionale sia la Nutella.

 

- Borbottare che verrà fuori una figura sbiadita, di compromesso, che darà a ciascuno la confortante sensazione che anche gli altri siano scontenti.

 

- Ricordare quando, ai tempi della vostra infanzia, i programmi della televisione erano così pochi che persino gli scrutini erano guardati con interesse. (Vedi seguente)

 

- A lungo avere creduto che ci fosse un certo Ianca che veniva votato a ogni elezione, ma che non riusciva mai a vincere. Avere capito solo molti anni dopo la difficoltà di scandire bene le labiali all’inizio di parola.

 

- Chiedere con aria svagata se certi politici del passato siano ancora in vita o meno. Segnare un punto per ogni nome su cui ci siano opinioni discordanti.

 

- Parlare del Gronchi rosa nella speranza che qualcuno degli astanti ignori cosa sia per poterlo spiegare ed esibire la propria cultura.

 

- Ma De Nicola vale anche lui come Presidente o era solo la prova?

 

- Ricordare che ai tempi dell’elezione di Pertini circolava la battuta secondo la quale era stato eletto per avere i funerali di stato. Deplorare il cinismo.

 

- Dai fumatori si può imparare la tolleranza. Mai un fumatore si è lamentato di un non fumatore. (Sandro Pertini)

 

- A ogni elezione notare che a pochi giorni dal primo scrutinio viene lanciato un candidato del tutto improbabile che dapprima rilascia interviste in cui dice di voler solo mandare un segnale alla politica, ma dopo qualche giorno un po’ ci crede. Pénible.

 

- I franchi tiratori. Stigmatizzarli.

 

- I franchi tiratori. Un incubo.

 

- I franchi tiratori. Raccontare che si chiamavano così le truppe dell’esercito dei Vosgi, guidate da Garibaldi, che combatterono i prussiani nel 1870; mentre, secondo altre fonti, furono le milizie volontarie che difesero la Francia durante le invasioni del 1792 e del 1815. Molto chic. Attenti a non tirarsela troppo.

 

- La rosa dei nomi. Mai farla, per non bruciare i candidati.

 

- Dire che il palazzo del Quirinale è venti volte più grande della Casa Bianca qualifica l’esperto di politica e suscita sempre una certa sensazione a cena.

 

- Lodare la magnificenza dei giardini del Quirinale. Non è indispensabile averli visitati. Contestualmente parlare della statura dei Corazzieri.

 

- L’inquilino del Quirinale. Miserevole espressione evocante lo IACP.

 

- Stilare la propria classifica dei nomi più stravaganti votati. Primo assoluto: Conte Raffaello Mascetti; secondo: Rocco Siffredi; terzi ex aequo: Michele Cucuzza e Giovanni Trapattoni.

 

- Ricordare con commozione “Pertini” di Andrea Pazienza: capolavoro immortale. Storia preferita: “Pertini partigiano a Cesena.”

Di più su questi argomenti: