Come fare bella figura in salotto senza necessariamente sapere quel che si dice

I tormentoni di Facebook

Andrea Ballarini

Forse non è il social network più à la page del momento, ma per i tormentoni non ha rivali.

- Chiedersi quale sia il meccanismo psicologico che da anni spinge degli sconosciuti a invitare altri sconosciuti a giocare a Candy Crush, Farmville o qualunque altra cazzata. Rievocare le cocenti frustrazioni rimediate in età prescolare quando (mutatis mutandis) si sono applicate tecniche analoghe con le coetanee.

 

- Deplorare la deriva neurologica delle liste, argomentando che se qualcuno nella vita non digitale attaccasse bottone per spiegare quali sono i suoi dieci libri della vita, gli verrebbero di certo somministrati dei farmaci per mantenere alti i livelli cerebrali di serotonina. (Vedi seguente)

 

- Stigmatizzare quelli che, non contenti di partecipare alla follia dei dieci libri fondamentali, rilanciano altre liste ancora più deliranti: i dieci cani che più vi stanno sulle balle; i dieci due di picche più umilianti che avete ricevuto; le dieci cose più schifose che avete fatto e così via.

 

- Rifiutarsi di partecipare a qualunque tipo di test per determinare: che divinità greca siete, che dolcetto siete stati in una vita precedente, a quale città siete più affini, quale insulto vi descrive meglio; qual è il vostro dittatore fascista ideale ecc.

 

- Aborrire i meme in generale e massimamente i "Keep calm... (e qualunque altra cosa)".

 

- Abitualmente non bannare nessuno, ma fare un'eccezione per gli amici che postano frasi irrilevanti che ai loro occhi assumono profondi significati esistenziali per il solo fatto di essere scritte grosse. Esempio: "La vita è come il mare... può essere, calma, tranquilla o agitata ma alla fine è sempre MERAVIGLIOSA. Condividi anche tu se sei d'accordo."

 

- Restare disarmati di fronte a quelli che indirizzano struggenti messaggi via Facebook ai genitori scomparsi da decenni, ma dai quali si sentono costantemente osservati. Sostenere l’urgenza morale di spiegare fin dalle elementari la differenza tra intimo cordoglio e vaniloquio mediatico.

 

- Teorema: su Facebook qualunque frase, per quanto banale, se scritta in napoletano riverbera sul suo autore la proverbiale arguzia partenopea. Corollario: Ué-ué!

 

- Ogni volta che qualcuno posta un articolo denunciante come la comunità scientifica sappia da anni che la cura più efficace del cancro sia un bicchiere di acqua e bicabornato (ma sfortunatamente le multinazionali dei farmaci impediscono la diffusione della notizia), sviluppare vasti eritemi cutanei. Convenirne.

 

- Chiedersi quale grave disagio possa indurre a postare le schermate di alcune app che documentano chilometraggio percorso, tempo impiegato, media oraria e numero delle calorie consumate per andare a piedi o in bicicletta da casa vostra a quella della fidanzata. Invocare urgenti consulti neurologici per tutti quelli che cliccano "Mi piace".

 

- Postare esclusivamente foto di se stessi. Abitualmente aborrire, tuttavia ammirare il coraggio di chi lo fa da anni.

 

- Condannare i post millenaristici: "Ecco cosa c’è davvero in una carota"; "Al mondo restano solo quindici anni"; "Il Polo Nord si sta sciogliendo alla velocità di una Ferrari lanciata a tavoletta". Replicare in tono frivolo che vi ricordano una vecchia zia che godeva come una pazza a dare le notizie più ferali, lieta di avere l'attenzione del prossimo.

 

- Postare foto di potenti (Obama, Renzi, Putin ecc.) accoppiate a frasi incongrue a carattere cubitale tipo: "Qualcuno sa dov'è un bagno?". Evitare.

 

- Osservare che, ancora più irritanti delle centinaia di filmati di gente che si rovesciava del ghiaccio in testa, erano i commenti stigmatizzanti la vacuità dell'iniziativa, mentre avremmo avuto bisogno di ben altro. Valutare l’opportunità di un'ampia digressione di attualità politica sul benaltrismo, cancro di questo Paese.

 

- Tuonare contro l'algoritmo di Facebook che decide quali pubblicità fare comparire sulla colonna di destra e che da anni informa periodicamente sullo stato dell’arte della ricerca medica in tema di diagnostica della prostata.

 

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