Venditori di strada

Andrea Ballarini

Di tanto in tanto qualcuno rinfocola la polemica, ma almeno una volta tutti ne siamo stati clienti.

Da anni sono una presenza continua delle nostre città e delle nostre spiagge. Di tanto in tanto qualcuno rinfocola la polemica proponendo contromisure inflessibili, ma almeno una volta tutti ne siamo stati clienti. Ecco allora un po' di frasi a effetto da buttare lì quando si parla di venditori di strada.

 

- Non se ne può più. Variante socratica: dire di non sapere se a Parigi, a Londra o in qualche altra capitale europea sarebbe permessa un'invasione del genere.

 

- Appena se ne vede un gruppo sostenere la necessità di fermare l'immigrazione clandestina. Ribattere che uno scoglio non può arginare il mare. Controbattere che, infatti, si è contrari solo all'immigrazione clandestina: se uno viene qui e ha un lavoro e paga le tasse, benvenuto. Controcontrobattere che non può essere solo un problema dell'Italia. Controcontrocontrobattere che, non a caso, dalle altre parti non li fanno neanche arrivare. Continuare ad libitum. Quando si arriva alle colpe dell'Occidente colonialista abbandonare la stanza.

 

- Chiedersi come facciano a far comparire gli ombrelli in trenta secondi non appena cadono due gocce di pioggia.

 

- Al quinto venditore che nel corso di una cena propone di comprare una rosa "alla tua bella fidanzata" nonostante sia ormai chiaro che lei non vi cederà mai, si è autorizzati a fare una scenata.

 

- Sindacare la strategia di marketing che alle otto chiede un Euro per una rosa e a mezzanotte un Euro per un mazzo di 40 rose.

 

- Ammettere di avere comprato una Vuitton taroccata, giustificandosi di averlo fatto solo perché era taroccata magnificamente.

 

- Notare come il linguaggio si usuri rapidamente: marocchini non lo dice più nessuno, a parlare di vu' cumprà è rimasto solo Alfano, ambulanti, solo sui libri. Ora la versione politically correct prevalente è genericamente extracomunitari. Dissertare a caso.

 

- Non conoscere nessuno che abbia mai acquistato un elefante di ebano o una maschera della fertilità, né alcun altro oggetto tipicamente pseudoafricano. (Vedi seguente)

 

- Dire che in Africa nessuno si sogna di produrre elefantini di ebano o maschere della fertilità. Fare analogie a quanto accade con gli spaghetti bolognaise o con le fettuccine Alfredo.

 

- Rifiutarsi strenuamente di acquistare gli orribili libri di cucina senegalese o di racconti camerunensi che cercano di rifilarti ogni volta che ti beccano a uscire da una libreria.

 

- Tuonare contro il flagello del gadget psicotico. Tra i più perniciosi ricordare il branzino che si contorceva cantando "Don't worry, be happy".

 

- Interrogarsi su quale indagine di mercato dadaista abbia individuato il calzino come oggetto da proporre ai viaggiatori dell'alta velocità prima della partenza.

 

- Notazione sociologica. Rilevare come sulle spiagge in anni recenti ai venditori di cocco si siano sostituiti i massaggiatori di piedi. Valutare se far partire un pippone sull'ossessione per il corpo di una società sempre più superficiale.

 

- Classico senza tempo la leggenda urbana secondo cui il venditore di lupini all'angolo della strada si sia poi rivelato essere multimiliardario.

 

- Non mancare mai di chiedere quale turba psichica possa indurre ad acquistare il ventilatore da mano con luci stroboscopiche colorate. (Vedi seguente)

 

- Gareggiare con gli amici a chi ha comprato l'oggetto più orribile. Da decenni imbattuta la torre di Pisa che diventa rosa o blu a seconda del tempo.

 

- Raccogliere oggetti brutti: chic. Non confonderli con la collezione kitsch: usurata. Se richiesti, spiegare la differenza, purché rapidamente.

 

- Avere acquistato una volta un massaggiatore per la cute della testa a forma di ragno ed esserne diventati dipendenti fino a trascorrere ore a grattarvi la pera in un'estasi al limite dell'onanismo. Deplorare.

 

- Magnificare la duttilità di questi commercianti, capaci di vendere la custodia protettiva dell'iPhone 6 il primo giorno della sua messa in vendita, ma allo stesso tempo di commercializzare ancora il Tamagotchi.

 

- Una volta avere incontrato un venditore di equazioni di primo grado che alla domanda perché lo facesse ha risposto: "Perché è brutto chiedere dei soldi in cambio di nulla". Plaudire all'etica creativa.

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