Le presentazioni librarie

Andrea Ballarini

In Italia non legge nessuno, però tutti scrivono. Per questo ne fioriscono sempre di più e nei luoghi più impensabili. E allora, orsi intellettuali o prezzemoli culturali che siate, non potete non avere un'opinione sulle presentazioni librarie.

    - Che palle!

    - Hanno lo stesso effetto depressivo del crash post-cocaina.

    - Spesso si svolgono sottoterra in ambienti illuminati da neon capaci di far assomigliare a Morticia Addams persino Monica Bellucci. Deplorare.

    - Se a presentare si è il doppio di quelli che ascoltano possono essere considerate un successo.

    - Ricordarsi sempre di dire che gli autori più sono sconosciuti, più se la tirano. Convenirne.

    - Il momento peggiore arriva verso la fine, quando il presentatore chiede se in sala vi siano domande.

    - Contestualmente avere fuggevoli visioni della professoressa di matematica alla ricerca di qualcuno che volesse farsi interrogare. (Vedi seguente)

    - Alla richiesta del presentatore se vi siano domande, fuggire urlando “No, il dibattito no!”

    - A inizio carriera l’autore scrive dediche molto personalizzate. Dopo un certo numero di presentazioni tende a sviluppare alcuni format che declina cambiando solo il nome del dedicatario. Dopo molte presentazioni perde e inibizioni e si limita a firmare le copie. Dopo troppe presentazioni si lascia andare alla formula: “A Tizio, con simpatia”.

    - Vivere istanti di autentico terrore allorché si deve fare la dedica a qualcuno di cui non si riesce a ricordare il nome, nonostante lo si conosca da vent’anni. Tirarla per le lunghe nell’irragionevole speranza che riveli il suo nome.

    - Il rinfresco di solito fa schifo. Nondimeno individuare i frequentatori seriali che si alimentano quasi esclusivamente di prosecchi di quarta, salatini fané e patatine vizze.

    - Frequentarle, perché comunque è cultura.

    - La lettura dei brani del libro è la parte più noiosa di una cosa già noiosa di suo; come mangiare la polenta con il pane.

    - Cercare di sgamare il presentatore che non ha letto il libro.

    - Ricordarsi sempre di dire con malcelato livore che da Fazio ci vanno sempre quei soliti quattro editori.

    - Evitarle come la peste per paura di scoprire che il proprio autore preferito nella vita è uno stronzo qualunque.

    - Salinger negli ultimi 45 anni di vita non ha fatto nessuna apparizione in pubblico; con il che si dimostra che la cosa importante è che il libro sia bello. (Detta da un editore a un autore per giustificare la mancanza del tour promozionale)

    - I parenti dell’autore esordiente, trepidi, in prima fila: abitualmente tremendi.

    - Aborrire le librerie. Preferire organizzarle in ex-siti industriali, meglio se difficili da raggiungere. Dire di averne frequentate alcune a Londra in un mattatoio in funzione: molto avanti.

    - Ricordare di avere partecipato a presentazioni con un unico spettatore. Fa simpatia rivelare di non essere stato lo spettatore.

    - Alcuni editori di nicchia le organizzano mentre nello stesso momento Umberto Eco raccoglie tremila persone all’altro capo della città. Très chic.

    - L’autore di tendenza non ne fa, anzi, scrive articoli in cui le ridicolizza. Prima, però, assicurarsi di essere un po’ famosi, altrimenti non se ne accorge nessuno.

    - Sono out. Il reading è in. Rammaricarsene.