La pizza
E' il principale avamposto italiano nel mondo. Amata svisceratamente dalle Alpi alle piramidi. Presente nelle sue incarnazioni più esangui in meeting aziendali o sontuosamente troneggiante nelle serate con gli amici. Classica o elaborata nelle versioni più surrealiste è parte di noi. Eccovi allora qualche concetto da sgranocchiare, da soli o in compagnia, sulla pizza.
- E' il cibo italiano di maggior successo nel mondo, infatti gli americani sono convinti di averla inventata loro. Spigolare che i cinesi sono convinti di avere inventato gli spaghetti.
- Quella vera è bassa con i bordi alti, come a Napoli. Contestualmente scagliarsi contro tutte le altre variazioni locali, bassa e croccante, alta e spugnosa, in teglia, eccetera e bollarle come aberrazioni del modello originale.
- La vera pizza non è sottile come un foglio di carta e croccante come un biscotto, benché i romani siano convinti del contrario. Dolersene.
- Quella al taglio è di gran lunga la miglior pizza che si possa mangiare a Roma. Affermarlo come un articolo di fede.
- Scagliarsi contro i prodotti caseari non identificati che troppe volte sostituiscono la mozzarella. Stigmatizzare la slavina vulcanizzata che si stende sulla pizza non appena la temperatura cala di qualche grado.
- Tuonare contro le pizze psicotiche, tipo quelle ananas e gorgonzola o gelato al puffo e mango, spia di un profondo disagio culturale e della perdita dei punti di riferimento.
- Aborrire la pizza con la Coca-Cola: una sinistra invenzione del marketing. Di seguito far partire un'imponente pippa sugli abbinamenti eretici, come panettone e champagne, involtini primavera e chardonnay eccetera, frutto di ignoranza e di un maldestro sincretismo. In taluni casi giungere a mettere in dubbio la legittimità del multiculturalismo.
- Adorare la pizza con la Coca-Cola: essere consapevoli che si tratta di un'eresia, ma trovare confortevolmente materni i sapori dell'infanzia. Valutare se citare la madeleine proustiana.
- Stigmatizzare quei pizzaioli che lanciano l'impasto in aria come sbandieratori di Siena. Prendere spunto per una trattazione sul dilagare dell'estetica trash in ogni aspetto della quotidianità.
- È molto chic sostenere che la miglior pizza fuori da Napoli la si è mangiata in una squallidissima pizzeria di Savona.
- Quale demone spingerà mai i proprietari di pizzerie a decorare le pareti dei loro locali in giro per il mondo con murales raffiguranti il golfo di Napoli e marine con mestissimi Pulcinella? Ipotizzare l'esistenza di una forma di saudade partenopea meno nota di quella brasiliana.
- Deprecare l'uso, invalso per oltre due decenni in numerose pizzerie, di servire piccole porzioni di cibo in piatti smisuratamente ampi. Rilevarvi un segno della devastazione culturale causata dalla nouvelle cuisine.
- Cine e pizza. Cifra classica del fidanzamento italiano, ora entrata in crisi a causa della stretta creditizia determinata dalla recessione. (Vedere declinazione populista seguente)
- Una volta si andava al cinema con la fidanzata e poi si andava a mangiare una pizza. Ora con meno di 70-80 Euri (Euri, rigorosamente al plurale) non te la cavi. Ma dove arriveremo?
- Tuonare contro la miopia di Bruxelles che avrebbe preteso di mettere fuori legge i forni a legna. Scagliarsi contro la globalizzazione. Del resto, concludere con piglio celodurista, cosa si può pretendere da gente che ha le arterie ostruite da secoli di patate fritte e cozze?
- Per i puristi esistono solo due vere pizze: la Marinara e la Margherita. Buttare là con nonchalance che la Marinara deve il suo nome al fatto che la mangiavano i pescatori dopo essere rientrati da una giornata di pesca nel golfo di Napoli. Affermazione che attesta competenza e lascia immaginare una vasta cultura materiale.
- Il segreto della pizza è l'acqua. (Vedi seguenti)
- Il segreto della pizza è il pomodoro.
- Il segreto della pizza è la farina.
- Il segreto della pizza è l'impasto.
- Il segreto della pizza è il forno a legna.
- Il segreto della pizza è qualunque cosa non sia già stata detta da qualcun altro.


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