I giovani
Lo siamo stati tutti. Qualcuno continua a esserlo e qualcun altro si rifiuta di smettere di esserlo. Sono il futuro del paese, ma che futuro li aspetta? Se avete delle idee sui giovani potete confrontarle con quelle della puntata di oggi, se non ne avete, potete rivendervi queste.
– Non hanno più voglia di lavorare. (Variante: Pensano solo a divertirsi).
– Sono il futuro del Paese. Se qualcuno dice questa frase, chiedere provocatoriamente "Che futuro è senza lavoro?". Ribattere subito che, però, se uno vuole il lavoro lo trova.
– Si possono innamorare innumerevoli volte senza risultare ridicoli.
– Se si tratta di scrittori, in Italia si è giovani fino a cinquant'anni.
– Inequivocabilmente si cessa di appartenere alla categoria "giovani" quando per scrivere gli sms servono due mani.
– Beata gioventù! Consentito dirlo con autoironia solo fino ai vent'anni, dopo, evitare.
– Pronunciare la parola “giovani” sempre con almeno due “g”. Più alto è il numero di “g”, maggiore è il distacco ironico implicito.
– La gioventù è un gran dono, peccato essere troppo giovani per poterlo apprezzare veramente. Affermarlo con tono filosofico suggerisce intelligenza e ironia. Evitare di farsi scoprire a spiare le reazioni, pena la vanificazione dell'effetto.
– Ricordare con orrore la propria giovinezza come un periodo colmo di paure, incertezze e inconsapevolezza. Attesta acquisito spessore morale e intolleranza nei confronti del pensiero mainstream.
– Testimonia buone letture citare Vittorio Gassman che sosteneva: "Bisognerebbe vivere due volte: una per le prove e una per andare in scena". Se si hanno almeno trent'anni, aggiungere che ora si sarebbe dei diciottenni inappuntabili.
– La gioventù, la maturità e la vecchiaia sono tre periodi della vita che potremmo ribattezzare "rivoluzione, riflessione e televisione". Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali. (Luciano De Crescenzo)
– I cinquantenni possono ricordare con divertita tenerezza i libri che gli venivano regalavano da ragazzi, sui cui frontespizi campeggiavano scritte tardofasciteggianti come “Collana di letture per la gioventù”. Attenzione a non accumulare elenchi di ricordi per non scivolare nell'amarcord: usuratissimo.
– Paragonare il diverso atteggiamento dei giovani nordeuropei e italiani relativamente all'uscita dalla casa natale e dedurne la superiorità della cultura anglosassone rispetto a quella latina, creatrice di bamboccioni.
– Paragonare il diverso atteggiamento dei giovani nordeuropei e italiani relativamente all'uscita dalla casa natale e dedurne la superiorità della cultura latina rispetto a quella anglosassone, che finisce per stroncare gli animi più sensibili.
– Proclamare che il proprio figlio farà l'università in una città diversa dalla vostra. Non importa quale, fosse anche (citare una città notoriamente orrenda) purché diversa. Concetto che costruisce un'immagine di genitore illuminato e progressista.
– Sono viziati perché hanno tutto. Soggiungere prontamente “È anche un po' colpa nostra” aumenta l'autorevolezza dell'affermazione. (Vedi seguente)
– Se si hanno più di sessant'anni, puntualizzare che ai propri tempi si era poverissimi, ma si sapeva godersi la vita, al contrario di quanto accade oggi, che hanno tutto, ma non apprezzano niente. (Vedi precedente e continuare a loop).
– I ragazzi di oggi non sanno più scrivere in italiano a causa dei telefonini e di internet. Vale anche sostenere l'esatto contrario.
– Ma "Largo ai giovani" è un modo di dire d'antan o un'indicazione topografica insolita?


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