L'happy hour

Andrea Ballarini

Nostalgici del caro, vecchio Crodino nature o ineffabili fans di buffet pantagruelici innaffiati da Mojito a go-go, eccovi l'immancabile raccolta di luoghi comuni sull'happy hour: la cifra alcolica di questi anni affollati.

    – E' l'alternativa più informale ed economica alla cena.

    – E' una piaga sociale perché contribuisce alla diffusione dell'alcol tra i giovani.

    – E' più pratico ed economico della cena tradizionale; ideale se non fosse per quel senso di vacuità che ti lascia quando alle dieci e mezzo torni a casa e ti spegni davanti al televisore.

    – A un certo punto degli anni '80 l'aperitivo si è trasformato in happy hour. Poteva essere come chiamare operatore ecologico lo spazzino, invece è stato un cambiamento epocale.

    – Da qualche tempo è diventato di moda lo Spritz. Citarne la matrice rurale (bianchino col Campari) rivela una visione smagata della realtà.

    – Osservare che a Venezia lo Spritz lo fanno con il Select denota familiarità con gli usi della capitale veneta, notoriamente cosmopolita.

    – Una volta a un happy hour ho preso un bicchiere di acqua liscia, ma l'ho pagato comunque dieci Euro. Scandalizzarsi.

    – Aborrire il buffet, giacché composto da paste rinsecchite, salumi ossidati e insalate di riso o cous-cous d'antan. Variante aspirazionale: chele di granchio fritte in olio da macchina.

    – I divanetti dei locali happy hour alla moda sono un perfetto osservatorio degli usi sociali. Restare sempre impressionati dalle mise al limite dell'adescamento delle donne e dalla persistenza del nodo ipertrofico delle cravatte maschili.

    – Di tanto in tanto ribadire che l'unico vero happy hour in Italia si fa a Milano. Polemizzare con chi sostiene che se ne trovino di eccellenti anche altrove.

    – Il Cuba Libre fa tanto intellettuale progressista d'una volta, infatti è out da almeno dieci anni.

    – Se si ha un passato di sinistra, sedendosi all'aperto in un locale happy hour, canticchiare a mezza voce “Al bar Casablanca” di Giorgio Gaber.

    – Perché alle 20 improvvisamente alzano la musica così che diventi impossibile parlare con il vicino?

    – Se qualche importuno vi si avvicina con un cocktail in mano e vi chiede “Non ci siamo già conosciuti in qualche posto?” replicare immediatamente “Può darsi, ci sono stata”, e continuare a parlare con la propria amica.

    – Tra qualche millennio, quando una civiltà futura scoprirà i funghi termici per sedere all'aperto anche a gennaio, che idee terribili si farà su di noi?

    – Detestare il clima competitivo che si crea quando il numero delle bruschette scende sotto il numero degli avventori in fila.

    – Perché mettono due cannucce uguali nei cocktail? Se fosse per far assaggiare il proprio drink a qualcun altro dovrebbero essere di colori diversi; così è solo uno spreco. Tuonare contro i danni del consumismo.

    – Tra le colpe di Tom Cruise vi è l'aver contribuito a creare un'immagine interamente irrealistica del mestiere di bartender.

    – Mai ordinare “Il solito” a meno di non essere Frank Sinatra.

    – Anche se il Vodka Martini vi piace “agitato, non mescolato” evitate di specificarlo: non siete James Bond.

    – Accettare un invito a un happy hour è meno impegnativo di una cena: se lui è mortale, in un'ora te la cavi e non devi inventarti un modo per evitare di essere baciata davanti a casa.