L'opera lirica
Irriducibili fan del golfo mistico o melomani occasionali, verdiani sfegatati o pucciniani indefessi, filo e antizeffirelliani, eccovi un'imperdibile raccolta di luoghi comuni sull'opera lirica.
– Aspettarsi sempre che durante il terzo atto fra i palchi esploda un conflitto a fuoco tra famiglie mafiose.
– Essersi sempre chiesti perché durante i recitativi invece di parlare come degli afasici non lo facciano normalmente?
– Però Placido Domingo è sempre un bell'uomo.
– Aver capito fino a età molto adulta “la donna è mobil qual più malvento”, cioè mobile come il vento più cattivo. Eventualmente citare altri equivoci.
– Alla fine del Settecento Mozart e Da Ponte erano un po' i Mogol-Battisti dell'epoca. Valutare secondo il contesto se dirlo o meno.
– La musica di Verdi fa parte del corredo genetico degli emiliani, come il lambrusco, il culatello e lo gnocco fritto.
– Verdi era l'acronimo di Vittorio Emanuele Re d'Italia. Lasciarlo cadere con nonchalance e cambiare subito argomento aumenta l'effetto.
– Verdi e Wagner si stavano così reciprocamente sull'anima che a Venezia andavano entrambi a prendere il caffè in piazza San Marco, ma il primo al Caffè Florian e il secondo al prospiciente Caffè Quadri, così da potersi disprezzare a vista. Raccontare l'aneddoto in uno dei succitati caffé aumenta la sensazione che siate sapidi conoscitori della storia operistica italiana.
– Verdi, il cigno di Busseto. Non confondere con l'aquila di Ligonchio.
– La musica di Puccini in alcuni passaggi fa sempre commuovere. Replicare immediatamente che è una questione fisica, a causa delle frequenze basse, suggerisce profonde conoscenze musicali.
– Nutrire sentimenti ambivalenti nei confronti della serata inaugurale della stagione della Scala. Da un certo punto di vista è una delle più gloriose tradizioni milanesi, da un altro è una sfrenata esibizione di narcisismo delle classi dominanti.
– Loggionisti. Esseri incommensurabilmente malvagi che attendono anche per cinque ore una nota meno sicura delle altre per scatenare uragani di fischi contro la cantante.
– Preferire il timbro della Tebaldi a quello della Callas fa sempre chic.
– Considerare i Tre Tenori il livello zero dell'udito umano. Specialmente le incursioni nel pop di Pavarotti.
– Alla Scala quando c'è un'opera di richiamo è praticamente impossibile entrare, a meno di non mettersi in fila alle tre di notte per il biglietto o di non essere uno di quei privilegiati con il palco riservato. Tuonare genericamente contro l'arroganza del potere.
– Trovare la Fenice di Venezia sempre affascinante, ma non quanto prima dell'ultimo incendio.
– Se qualcuno vi chiede insistentemente di esprimere un parere sull'ultimo allestimento di Emma Dante, sostenere di frequentare l'opera essenzialmente per poter usare il binocolo senza passare da voyeur.
– Avere ricevuto in regalo a Natale il cofanetto dell'Anello del Nibelungo di Wagner (15 ore di musica). Avere evitato argomenti ebraici per un anno.
– Qualunque cosa faccia Zeffirelli trovarla didascalica o, eventualmente, molto mainstream.
– Ma perché le cantanti liriche una volta erano tutte ciccione e adesso invece sono delle gran gnocche?


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