I vegetariani
Il vostro manuale di conversazione di questa settimana è dedicato ai vegetariani: chi l'ha detto che per vivere bene si deve mangiare per forza carne? Ecco tutti i luoghi comuni su diete vegan et similia.
– Non avere niente contro, ma detestare la loro aria di superiorità.
– Ma chi l'ha detto che per vivere si deve mangiare la carne? Molti popoli orientali sono vegetariani e stanno benissimo. Cambiare discorso prima che venga chiesto di nominarne qualcuno.
– Chiedersi se vegani, vegetaliani, vegetariani e macrobiotici siano la stessa cosa e concludere che c'è qualcuno di questi che esagera.
– Specificare sempre se si sta parlando di vegetariani oppure di vegetaliani e in questo caso chiarire se si tratti di granivori, frugivori o crudisti. Smettere prima di venire malmenati.
– Se qualcuno chiede provocatoriamente spiegazioni sulla dieta vegan rispondere che è una roba di Star Trek.
– È bello sedersi a tavola senza doversi preoccupare di che cosa è morto il nostro cibo.
(John Harvey Kellogg, inventore dei corn flakes)
– Ai bambini degli anni Sessanta la carne veniva data una volta al giorno perché faceva bene, poi dopo il ‘68 ha cominciato a fare male. Aspettarne il revival come per la minigonna.
– Io la carne non la mangio mai. Cosa c'entra il prosciutto? Non è mica carne.
– Fino a qualche anno fa se uno era vegetariano, fuori casa poteva mangiare solo l'insalata. Compiacersi che una nuova sensibilità stia finalmente facendosi largo tra i ristoratori.
– Oggi uccidere gli animali per cibarsene è un atto di superbia dell'uomo che si crede il re della creazione. Se si fa seguire una pippa sul senso di smarrimento dovuto alla perdita del centro (citare Copernico, Darwin e Freud), è evidente la disponibilità a una relazione sessuale con bilaureati o mezzadri.
– Le cose più buone sono le più crudeli: il foie gras si fa inchiodando le zampe alle oche e sovralimentandole; le aragoste bisogna buttarle vive nell'acqua bollente; gli escargot prima di finire in padella vengono lasciati morire di fame per quindici giorni. Io vorrei essere vegetariano, ma è il buon Dio che non vuole.
– Una volta ero vegetariano, poi ho smesso perché ero stufo di spiegare il perché.
– Se durante una cena qualcuno vi passa un'insalata di pomodori dire che non mangiate solanacee lascia intendere una grande consapevolezza alimentare.
– Se un/a commensale dice di non mangiare la carne perché contiene la cadaverina e la putrescina, segnalare che in modica quantità sono contenute anche nel liquido seminale. Solo in casi estremi.
– Ma chi l'ha detto che i vegetali non soffrono? Citare “La traccia verde”, uno sceneggiato televisivo con Sergio Fantoni e Paola Pitagora in cui una pianta rivelava l'identità dell'assassino. Solo per over quaranta.
– Per produrre un chilo di carne servono dieci-quindici chili di vegetali, quindi essere vegetariani è una forma di amore verso le piante. Affermarlo fa capire che dei giornali leggete anche le parti scritte in piccolo.
– Fare notare che non appena qualcuno dice di essere vegetariano c'è qualcun altro che si irrita. Conseguentemente sdegnarsi contro il condizionamento culturale esercitato dalle multinazionali della carne. (Vedere successiva)
– Essere contrari al vegetarianesimo perché gran parte dei cereali del mondo sono in mano a multinazionali anche peggiori di quelle della carne. (Vedere precedente ed eventualmente continuare in loop)
– Scagliarsi contro la teoria per cui i popoli tendenzialmente vegetariani siano più pacifici: in Polinesia mangiano quasi solo carne e pesce, ma vanno d'accordo anche con gli squali.
– Vengo da quattro generazioni di macellai: a casa mia essere vegetariani è talmente inconcepibile che quando ho detto a mio padre che sono gay ha tirato un sospiro di sollievo.


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