I vegetariani

Andrea Ballarini

Il vostro manuale di conversazione di questa settimana è dedicato ai vegetariani: chi l'ha detto che per vivere bene si deve mangiare per forza carne? Ecco tutti i luoghi comuni su diete vegan et similia.

    – Non avere niente contro, ma detestare la loro aria di superiorità.

    – Ma chi l'ha detto che per vivere si deve mangiare la carne? Molti popoli orientali sono vegetariani e stanno benissimo. Cambiare discorso prima che venga chiesto di nominarne qualcuno.

    – Chiedersi se vegani, vegetaliani, vegetariani e macrobiotici siano la stessa cosa e concludere che c'è qualcuno di questi che esagera.

    – Specificare sempre se si sta parlando di vegetariani oppure di vegetaliani e in questo caso chiarire se si tratti di granivori, frugivori o crudisti. Smettere prima di venire malmenati.

    – Se qualcuno chiede provocatoriamente spiegazioni sulla dieta vegan rispondere che è una roba di Star Trek.

    – È bello sedersi a tavola senza doversi preoccupare di che cosa è morto il nostro cibo.
(John Harvey Kellogg, inventore dei corn flakes)

    – Ai bambini degli anni Sessanta la carne veniva data una volta al giorno perché faceva bene, poi dopo il ‘68 ha cominciato a fare male. Aspettarne il revival come per la minigonna.

    – Io la carne non la mangio mai. Cosa c'entra il prosciutto? Non è mica carne.

    – Fino a qualche anno fa se uno era vegetariano, fuori casa poteva mangiare solo l'insalata. Compiacersi che una nuova sensibilità stia finalmente facendosi largo tra i ristoratori.

    – Oggi uccidere gli animali per cibarsene è un atto di superbia dell'uomo che si crede il re della creazione. Se si fa seguire una pippa sul senso di smarrimento dovuto alla perdita del centro (citare Copernico, Darwin e Freud), è  evidente la disponibilità a una relazione sessuale con bilaureati o mezzadri.

    – Le cose più buone sono le più crudeli: il foie gras si fa inchiodando le zampe alle oche e sovralimentandole; le aragoste bisogna buttarle vive nell'acqua bollente; gli escargot prima di finire in padella vengono lasciati morire di fame per quindici giorni. Io vorrei essere vegetariano, ma è il buon Dio che non vuole.

    – Una volta ero vegetariano, poi ho smesso perché ero stufo di spiegare il perché.

    – Se durante una cena qualcuno vi passa un'insalata di pomodori dire che non mangiate solanacee lascia intendere una grande consapevolezza alimentare.

    – Se un/a commensale dice di non mangiare la carne perché contiene la cadaverina e la putrescina, segnalare che in modica quantità sono contenute anche nel liquido seminale. Solo in casi estremi.

    – Ma chi l'ha detto che i vegetali non soffrono? Citare “La traccia verde”, uno sceneggiato televisivo con Sergio Fantoni e Paola Pitagora in cui una pianta rivelava l'identità dell'assassino. Solo per over quaranta.

    – Per produrre un chilo di carne servono dieci-quindici chili di vegetali, quindi essere vegetariani è una forma di amore verso le piante. Affermarlo fa capire che dei giornali leggete anche le parti scritte in piccolo.

    – Fare notare che non appena qualcuno dice di essere vegetariano c'è qualcun altro che si irrita. Conseguentemente sdegnarsi contro il condizionamento culturale esercitato dalle multinazionali della carne. (Vedere successiva)

    – Essere contrari al vegetarianesimo perché gran parte dei cereali del mondo sono in mano a multinazionali anche peggiori di quelle della carne. (Vedere precedente ed eventualmente continuare in loop)

    – Scagliarsi contro la teoria per cui i popoli tendenzialmente vegetariani siano più pacifici: in Polinesia mangiano quasi solo carne e pesce, ma vanno d'accordo anche con gli squali.

    – Vengo da quattro generazioni di macellai: a casa mia essere vegetariani è talmente inconcepibile che quando ho detto a mio padre che sono gay ha tirato un sospiro di sollievo.