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La battaglia che non c'è tra sfollati e governo. Un'altra brutta pagina del giornalismo collettivo

Mario Sechi
“Trincea sfollati: restiamo qui”. Trincea. Le parole mai come in questo caso sono sassi. Soprattutto se non vengono usate nel giusto contesto. Come se a Palazzo Chigi ci fosse l’invasore. E’ questa idea di Italia che si ripete, in ciclostile, inchiostrata dal da chi scava fossati: noi e gli altri, i buoni e i cattivi, i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini.

Tutti i Santi.

 

Titoli. Gli sfollati. Abbiamo una nuova entità che emerge sui giornali, una massa che viene spersonalizzata, un nuovo “esubero” del quale vengono omesse la carta d’identità e la biografia. Così sui giornali viene plasticamente raccontato un conflitto tra gli sfollati e il governo, due figure sottoposte a sottrazione d’anima, due masse impegnate in una guerra d’attrito che in realtà è la necessità di trovare un compromesso tra il desiderio, la razionalità e la paura. Si chiama umanità, nelle sue varie espressioni. Sono i sentimenti degli uomini, non una informe massa senza nome e cognome. Ma il dipinto che ne esce dall’impaginato è glaciale. Ecco a voi lo sfoglio dei titoli d’apertura. Corriere della Sera: “Gli sfollati resistono: la casa è qui”. La Repubblica: “Terremoto, la grande emergenza” e l’occhiello: “Migliaia di sfollati verso la costa”, migliaia quanti? Carlino-Nazione-Giorno: “Container per gli sfollati”. La Stampa, editoriale: “Il bagaglio emotivo degli sfollati”. Il Mattino: “La rivolta dei terremotati”. Il Gazzettino: “Sfollati in trincea: non andiamo via”. Il Messaggero, definitivo: “Trincea sfollati: restiamo qui”. Trincea. Le parole mai come in questo caso sono sassi. Soprattutto se non vengono usate nel giusto contesto. Trincea. Come la guerra. Trincea. Come se a Palazzo Chigi ci fosse l’invasore. Trincea. E’ questa idea di Italia che si ripete, in ciclostile, inchiostrata dal racconto del giornalismo collettivo che scava fossati: noi e gli altri, i buoni e i cattivi, i bianchi e i neri, i guelfi e i ghibellini. E ora gli sfollati in trincea. E il governo da un’altra parte, qualunque esso sia. Non è vero, siamo alla tipografia in sharing del giornalismo che batte gli stessi per (quasi) tutti. In realtà c’è una mobilitazione mai vista del governo e della protezione civile, un esempio unico di efficienza, sacrificio e capacità di ascolto non di “sfollati”, ma di persone che hanno perso tutto, uomini, donne e bambini smarriti in cerca di una casa, il luogo dell’anima.

 

Shopping globale. Concentrazioni, fusioni, scalate. Ottobre ricchissimo per l’economia: 500 miliardi di dollari. Blackstone, General Electric e Century Link sono i re del campionato del deal-making. Una montagna di soldi. Il mondo si attrezza per il futuro. E noi appariamo sempre più piccoli e smarriti.

 

 

 

La battaglia per la Banca d’Inghilterra. Conclusione: il governatore Mark Carney resta e ha l’appoggio (decisione saggia) del premier Theresa May. Il canadese ha battuto i Brexiters. E’ una buona notizia. Soprattutto per il business degli inglesi.

 

Che fa l’Europa? Il dibattito nella burocrazia dell’Unione europea è da non perdere. In questo momento, tiene banco, il caso delle gaffes a ripetizione di Gunter Oettinger. Sì, ci meritiamo tutto questo.

 

1 novembre.  Nel 1800 John Adams si trasferisce alla Casa Bianca. Adams fu il primo presidente a abitare nella villa dalle forme ovali di ispirazione inglese. Numero 1600 della Pennsylvania Avenue.

 

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