Il sindaco di Roma Virginia Raggi (foto LaPresse)

Fatti, commenti, appuntamenti del giorno presi dal taccuino di Mario Sechi

La Roma M5s è diventata un film di Mel Brooks

Mario Sechi
La giunta Raggi è un artificio, il sindaco è incapace (definizione tecnica di Beppe Grillo apparsa stamattina sulla Stampa: “Questa è pazza”), la sua compagnia di giro è quella del Dibba (che fa discorsi etilici) e del Di Maio (che non capisce le mail che legge) e con questo strabiliante quoziente di intelligenza, con questo bagaglio di esperienza, diranno no (forse) ai Giochi Olimpici.

    San Pietro Claver, apostolo degli schiavi.

     

    Titoli. Hanno sfiammato anche l’assessore al Bilancio numero 2 e ora si capisce quale fosse l’idea grillina degli assessori a tempo. Zero. La giunta Raggi è un artificio (anche in senso pirotecnico), il sindaco è incapace (definizione tecnica di Beppe Grillo apparsa stamattina sulla Stampa: “Questa è pazza”), la sua compagnia di giro è quella del Dibba (che fa discorsi etilici, leggere resoconto stenografico del Foglio) e del Di Maio (che non capisce le mail che legge) e con questo strabiliante quoziente di intelligenza, con questo bagaglio di esperienza, diranno no (forse) ai Giochi Olimpici. Roma ha una sola speranza: il ritorno del commissario Tronca, il default e la Trojka.

     

    I titoli dei giornali registrano il dissesto politico: “La sfida di Raggi: no alle Olimpiadi. Caos 5Stelle, salta un altro assessore” (Repubblica); “Roma, Raggi perde un altro assessore e il mini-direttorio” (Corriere della Sera); “Roma, Raggi perde i pezzi” (Carlino-Nazione-Giorno); “Crisi Raggi, un altro indagato” (Il Messaggero). L’elenco può bastare, ci siamo capiti, i pentastellati della Capitale oltre a fare danni, fanno i titoli d’apertura. Ma i titoli sintetizzano, non sono sufficienti per sapere e per capire dove va a schiantarsi la storia del grillismo.

     

    Il tema, a questo punto del racconto, è quello della permanenza di Virginia Raggi in Campidoglio, perché se Beppe la definisce instabile, allora c’è da chiedersi seriamente quanto possa restare in carica il primo cittadino. I consiglieri del suo partito obbediranno a lei o al Grillo? E’ tutto da vedere: a Parma il sindaco Pizzarotti ha resistito al processo kafkiano e in queste ore può permettersi di spernacchiare la nave fumante dei 5Stelle e a una domanda del titolare di List a Omnibus, La7  ha perfino confessato di voler correre per la leadership del Movimento 5Stelle. Ma Pizzarotti è un ragazzo sveglio che in testa non ha solo la chioma, Parma è piccola, Roma è grande e la Raggi, francamente, non si capisce cosa sia. Il record di ordinanze dal suo insediamento a oggi spiega bene lo stato confusionale del sindaco di Roma, del suo partito, del suo capo clown e dei suoi guardianetti della rivoluzione.

     

    Il primo effetto che provoca la lettura di un’ordinanza raggista è tutto scenico, lessicale, un esordio semantico che non lascia dubbi sull’avvenire dell’Istituzione, sul change obamiano (evocato con comicità involontaria da Grillo). Ordinanza numero 1 del 23 giugno, leggiamo: “LA SINDACA”. Visto il percorso, in un film di Alberto Sordi sarebbe partita un’irriverente, inesorabile, lunga, sublime, teatrale pernacchia, ma nella Roma pentastellata la serietà e l’onestà (due volte, eh) non ammettono ironia, humour, leggerezza, perché fin dal principio è chiarissimo che siamo nell’era de “LA SINDACA”. E la sindaca si dà da fare, perbacco, ordinanza su ordinanza: numero 1, conferma i dirigenti e dipendenti capitolini; numero 2, conferma il direttore dell’assemblea capitolina; numero 3, conferma il capo dei vigili urbani… sembra il Virginia Express, fino all’arrivo del periodo tra il 28 giugno e il primo luglio, quando arrivano le ordinanze numero 7, 8 e 9: nomina del capo di gabinetto Daniele Frongia; nomina del vicecapo di gabinetto Raffaele Marra; nomina del vicecapo di gabinetto Virginia Proverbio. Siamo solo al primo luglio e da quel momento in Campidoglio si incasina tutto. Il 6 luglio la Raggi comincia la sua meravigliosa amministrazione avanti e indietro, parte l’era dell’ordinanza al contrario: revoca dell’incarico di capo di gabinetto a Daniele Frongia; cessazione delle funzioni vicarie di capo di gabinetto di Raffaele Marra; attribuzione delle funzioni vicarie di capo di gabinetto a Virginia Proverbio. Mal di testa? Aspirina, non è finita. Il 7 luglio LA SINDACA nomina con l’ordinanza numero 14 il vicesindaco e gli assessori, il fiore all’occhiello della giunta si chiama Marcello Minenna, assessore al Bilancio del comune più indebitato d’Italia. Dal 7 al 21 luglio la Raggi firma ordinanze che delegano firme a presidenti di municipio e assessori, bloccano centurioni, bloccano trasportatori abusivi su “velocipedi a tre o più ruote anche a pedalata assistita dotati di un motore ausiliario elettrico”. Il 21 luglio, big day, l’ordinanza numero 45 nomina Carla Romana Raineri capo di gabinetto, il posto dove c’era Frongia e ora non c’è più. Ma la Raggi aveva l’asso nella manica. Tutto (ri)marcia, perdinci. Il 4 agosto l’ordinanza numero 48 nomina Alessandro Solidoro amministratore unico di Ama, la società partecipata che si occupa della nettezza urbana. Bene, dopo tanto lavoro, Virginia si concede una pausa dal 16 al 21 agosto e con l’ordinanza numero 53 del 12 agosto delega il vicesindaco Frongia a firmare gli atti per il trattamento sanitario obbligatorio. Finite le vacanze, va tutto (di nuovo a rotoli): l’assessore al Bilancio 1, Minenna, si dimette, il Solidoro dell’Ama appena nominato si dimette, così fa anche Rettighieri, il direttore generale dell’Atac (trasporti), il capo di gabinetto Raineri si dimette. Tranquilli, lei, l’indomita Virginia, assume un assessore al Bilancio 2, il magistrato De Dominicis, il quale con tronfiezza leguleia dichiara: “La festa è finita”. Profetico. La Raggi pochi giorni dopo lo licenzia e leva dalla scena un carattere che prometteva una grande fornitura d’inchiostro alle assetate penne. Crash. Forse torna Minenna, dicono, forse no, forse levano il simbolo pentastellato dal Campidoglio, forse no. Mel Brooks gira un film in Campidoglio. Un fatto è certo: la festa è finita.

     

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    C’è un matto in Corea del Nord. Il dittatore ha ordinato un altro test nucleare. E’ il quinto e non è uno scherzo, potenza simile alla bomba di Hiroshima, 15 kilotoni. A Pyongyang dichiarano: “Monteremo testate nucleari su missili balistici”. Reazione di Barack Obama: “Kim Jong-un porta la Corea del Nord all’autodistruzione”. Sì, ma nell’attesa potrebbe distruggere gli altri.

     

    Ma Hillary ce la fa? I sondaggi danno una sostanziale parità dei due candidati: Trump ha recuperato lo svantaggio che aveva accumulato in agosto sulla Clinton. Perché? Leggere Michael Barone sul Washington Examiner per avere un quadro molto serio sullo stato della campagna presidenziale della Clinton: “Hillary non affronta una conferenza stampa tradizionale da 282 giorni” e si capisce perché: lo scandalo sull’uso improprio delle sue email è una cosa seria che crea grande imbarazzo perché rivela uno stile di governo, una serie di enormi bugie e strani vuoti di memoria. Negli Stati Hillary è ancora in vantaggio, ma la sensazione di molti analisti è che Trump abbia più carburante per arrivare carico fino al voto di novembre. Vedremo.

     

    Francia, produzione industriale ko. A luglio è scesa dello 0,6 per cento su base mensile dopo la flessione dello 0,7 per cento registrata a giugno.

     

    Germania, l’export cola a picco. Calo del 10 per cento dell’export tedesco nel mese di luglio rispetto al periodo dell’anno precedente. E’ il calo più importante dal 2009. Flessione anche nell’import a quota -6,5 per cento.

     

    Fare come se la Brexit non ci fosse mai stata. Questo è l’atteggiamento degli inglesi e del primo ministro Theresa May. Ma il voto c’è stato e l’impatto arriverà nei prossimi mesi. Philip Stephens sul Financial Times spiega perché i sudditi di Sua Maestà la Regina sono come sonnambuli mentre la tempesta è in arrivo (forse).

     

    Agenda Renzi 1. Il vertice anti-austerità. Oggi il presidente del Consiglio sarà ad Atene per il forum dei leader dei Paesi Ue del Mediterraneo (ore 13,00). Partecipano i capi di Stato di Francia, Spagna, Italia, Cipro, Portogallo e Malta, il padrone di casa è il premier del governo greco, Alexis Tsipras. Sarà il vertice dei paesi che contestano la politica economica dell’austerità tedesca? Probabile.

     

    Agenda Renzi 2. Referendum. In serata sarà a Lecce per una manifestazione a sostegno del Sì al referendum costituzionale (ore 21,00 Teatro Politeama).

     

    Il dittatore di Ankara e la Mogherini. Il commissario europeo per la politica estera è in visita ufficiale in Turchia. E’ il primo contatto ufficiale dopo il golpe e il contro-golpe. Erdogan ha in mano il rubinetto dell’immigrazione dalla Siria e ha mosso i suoi pezzi sulla scacchiera verso Mosca. Insomma, domina su un’Europa in stato confusionale che attende di ritrovare una linea nel Consiglio europeo di Bratislava del prossimo 16 settembre.

     

    Spazio. Il satellite anti-asteroide. Si chiama OSIRIS-Rex, è costato 800 milioni di dollari e deve studiare il passaggio dell’asteroide Bennu vicino alla terra.

     

    9 settembre. Nel 2001 viene ucciso da un commando suicida in Afghanistan il comandante Ahmad Shah Massoud, oppositore dei talebani, il “Leone del Panjshir”. Due giorni dopo, al Qaeda lancerà negli Stati Uniti gli attacchi dell’11 settembre.