
Robert Schumann filosofo
Mimesis, 299 pp., 24 euro
Sembrerà strano, ma un autore classico dello spessore di Robert Schumann ebbe successo, come compositore, solo dopo la morte. Determinanti furono, in questo, le opere apologetiche (e concertistiche) di Franz Liszt, di Johannes Brahms e della moglie Clara. Ma Schumann, in vita, fu tutt’altro che uno sconosciuto: egli divenne celebre, infatti, come teorico e critico musicale. A oggi, però, esiste un pressoché totale disinteresse verso la sua primaria attività di trattatista. A colmare tale lacuna ci ha pensato Laura Abbatino, violinista per professione e filosofa per passione (anche se “passione” è riduttivo per una laurea e un dottorato di ricerca). Il primo, evidente, merito dell’opera è di ridelineare i contorni della biografia schumanniana: il compositore tedesco non fu solamente uno dei capifila del romanticismo musicale, ma fu anche un fecondo teorico che, meglio di chiunque altro, elaborò una propria concezione di “poetica”. Per Schumann, la musica è, prima di tutto, “il linguaggio del cuore”: “Un linguaggio”, scrive la Abbatino, “che se da un lato è capace di nascondere, celare, rimanere incompreso e taciuto, dall’altro possiede più alte potenzialità, rispetto alla parola, per poter colpire, comunicare, trasmettere i suoi contenuti con maggiore forza e chiarezza”. Su questo si innesta tutta la poetica del romantico: “Trovare, attraverso l’uso accurato della tecnica compositiva, il canale più diretto, lo strumento più adatto, il timbro più confacente ad esprimere un determinato stato d’animo, uno specifico messaggio, un’‘idea poetica’. Sono infatti i piccoli particolari, i timidi accenti, le delicate esplosioni tematiche, più che le dissonanti e ridondanti armonie, o le esuberanti gestualità a caratterizzare la produzione schumanniana”. Nel libro della Abbatino, dopo l’analisi delle teorie romantiche sulla musica, si scandaglia la produzione estetico-filosofica di Schumann che gli valse, nel 1840, una laurea honoris causa in Filosofia all’Università di Jena. Secondo l’autrice, gli scritti di critica musicale del compositore sassone “costituiscono un corpus omogeneo caratterizzato da intenzioni e riflessioni che vanno ben oltre le occasioni che spesso li motivarono”. Ma come influì – potrebbe chiedere il semplice ascoltatore – la ricerca poetica di Schumann sulla sua musica? Egli seppe donare alle sue pagine “quella capacità immaginifica che fino ad allora solo la lingua poetica era riuscita a sviluppare al massimo grado”. Ecco, allora, che ascoltare un improvviso per pianoforte o una sinfonia, un lied o una sonata, non sarà più un semplice ascoltare delle note. Sarà ascoltare sentimenti, riflessioni, poesia.
ROBERT SCHUMANN FILOSOFO
Laura Abbatino
Mimesis, 299 pp., 24 euro

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