Laico cioè cristiano

Maurizio Crippa
Paola Bergamini, Piccola Casa Editrice, 120 pp., 10 euro

    L’8 aprile 1906 il Vesuvio aveva iniziato a eruttare. C’è il panico in città e nei sobborghi sotto il vulcano. Agli Ospedali Riuniti nessuno si ricorda che esiste una succursale a Torre del Greco, dove gli anziani malati non autosufficienti saranno minacciati dalla lava. Giuseppe Moscati è un giovane medico di 26 anni, è lui a lanciare l’allarme scuotendo i colleghi più anziani, è lui a correre il rischio di andare. Il suo intervento sarà essenziale per evitare una tragedia. La sua fama di medico capace e di uomo di fervente carità e generosità iniziò presto a diffondersi nella sua Napoli, tra i colleghi che ne riconoscevano le doti cliniche e scientifiche, ma anche tra la gente povera e i barboni che lo riconoscevano per la strada, e senza esitazioni chiedevano il suo aiuto. Lui andava, instancabile, spesso a tarda ora, dopo il lavoro in ospedale, perché “ogni minuto è del Signore, ogni minuto è pieno”. Spesso, anziché intascare la parcella, lasciava sul tavolo del malato le banconote necessarie per le medicine. Non era soltanto un buon samaritano, Giuseppe Moscati. Ricercatore e clinico autorevole, poi libero docente e primario all’Ospedale degli Incurabili, si era formato nel clima positivista della grande “Scuola napoletana” di medicina, allievo e collega di personalità come Antonio Cardarelli. Di quella alta tradizione aveva appreso i valori e le nozioni scientifiche ma, cristiano fervente, non accettava le limitazioni positivistiche in base a cui “la medicina vuol fatti, non ragioni”, secondo la massima di Domenico Cotugno, uno dei fondatori della medicina partenopea. In un appunto del 1914, Moscati scrive: “Il dolore va trattato non come un guizzo o una contrazione muscolare, ma come il grido di un’anima, a cui un altro fratello, il medico, accorre con l’ardenza dell’amore, della carità”. Un’attenzione alla totalità della persona che ha molto da dire, nei nostri tempi dominati dalla tecnologia dei corpi. L’agile biografia di Paola Bergamini, ricca di documenti, mette bene in luce questi aspetti, contestualizzandoli. Ma soprattutto tratteggia il ritratto di un uomo di fede e di carità, che non esitava, accanto alle diagnosi e alle prescrizioni, a consigliare ai suoi malati anche di confessarsi e comunicarsi, perché la salute dell’anima è superiore a quella dello spirito. Quando lo proclamò santo, il 25 ottobre 1987, Giovanni Paolo II disse che la sua fede aveva “dimensioni e qualità nuove, tipiche del laico autenticamente cristiano”. Bergamini sottolinea questa “stoffa di santità” moderna, vissuta nella normalità della vita di tutti, dentro al mondo. Con la carità della fede.  

     

    LAICO CIOE' CRISTIANO.
    SAN GIUSEPPE MOSCATI MEDICO

    Paola Bergamini
    Piccola Casa Editrice, 120 pp., 10 euro

    • Maurizio Crippa
    • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

      E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"