Il pragmatismo. Dalle origini agli sviluppi contemporanei

Redazione
R. M. Calcaterra, G. Maddalena, G. Marchetti
Carocci, 355 pp., 32 euro

    Il pragmatismo, la prima grande corrente di pensiero americana, nacque all’incirca 150 anni fa. In principio fu il Metaphysical Club, circolo che riuniva alcune tra le menti più brillanti e originali di Cambridge: da William James, autore dei monumentali “Princìpi di Psicologia”, a Charles Sanders Peirce, il geniale padre della semiotica. E’ a partire da questo nucleo incandescente che si sviluppa il pragmatismo. Di questa corrente di pensiero originale, fraintesa e spesso sottovalutata, faranno parte nei decenni successivi George Herbert Mead, uno dei primi grandi teorici del “Sé sociale”, e John Dewey, forse l’emblema dell’intellettuale americano impegnato nelle tematiche sociali e politiche. Ma proprio nei decenni successivi alla morte di Dewey (1952), la buona stella del pragmatismo sembra eclissarsi. Sarà il dibattito tra Richard Rorty e Hilary Putnam a riportare in auge a partire dagli anni Settanta autori come Dewey, James, Peirce e Mead. Alla crescente curiosità nei confronti del pensiero pragmatista risponde questa raccolta di saggi. Il volume accompagna il lettore alla scoperta di una storia appassionante e ancora troppo poco conosciuta. Di questa storia, niente viene omesso: né il prequel (vedi Ralph Waldo Emerson e il “Circolo Metafisico”), né l’età classica che va da Peirce a Dewey, né il rapporto con altre correnti di pensiero, né gli esiti contemporanei. Ma quella che i curatori hanno allestito non è una semplice mostra fotografica degli eroi del pragmatismo. Al contrario, il progetto del volume ruota attorno a una tesi ben precisa: i pragmatisti classici, nonostante le divergenze e le varietà dei loro interessi, partecipano a un progetto comune, che ruota attorno ad alcuni punti fissi.
    In primo luogo, l’adesione alla massima pragmatica formulata da Peirce. Secondo Peirce il significato di ciò in cui crediamo consiste negli effetti che le nostre credenze possono produrre. Il significato non è dunque un’intenzione soggettiva né uno stato mentale. Al contrario, va cercato nel piano concreto delle pratiche e degli effetti.
    In secondo luogo, l’ispirazione darwiniana. Ma l’evoluzionismo qui non è ideologia, non è la giustificazione “naturale” delle ingiustizie sociali. L’evoluzione funziona piuttosto come criterio: nessun genere, nessuna specie, nessuna regolarità nel mondo e nel pensiero è eterna o immutabile. Ogni stabilità è frutto del tempo e del cambiamento.
    Infine, tutti i pragmatisti sono anti-cartesiani, in quanto rifiutano l’idea di una conoscenza immediata e indiscutibile della realtà. Ogni tentativo di conoscere la realtà è infatti mediato, discutibile, fallibile, e viene ispirato e orientato dagli interessi e dai bisogni umani. A partire da questo nucleo, gli autori mettono in scena in modo competente la compresenza di unità e pluralità dei punti di vista che caratterizza il pragmatismo. Inoltre, i loro contributi offrono spunti a tutti quei lettori che sono in cerca di una nuova “cassetta degli attrezzi”, di nuovi concetti capaci di comprendere e interrogare la realtà al di là delle rigide opposizioni che hanno strutturato il pensiero e la politica del Novecento: natura contro cultura; individuo contro società; spiritualità contro tecnologia; ragione contro emozioni. Chiunque fosse interessato ad affrontare la complessità che caratterizza i nostri giorni senza rifugiarsi nelle banalizzazioni oggi tanto in voga, troverà in “Pragmatismo” strade aperte, battibili e alternative.

     

    IL PRAGMATISMO. DALLE ORIGINI AGLI SVILUPPI CONTEMPORANEI
    R. M. Calcaterra, G. Maddalena, G. Marchetti
    Carocci, 355 pp., 32 euro