
Ridete, per Dio
Piemme, 135 pp., 12 euro
Ucciso da una fatwa, un editto di morte promulgato dai fondamentalisti islamici, Stéphane Charbonnier poco prima di morire aveva pubblicato queste “Fatwas de Charb”. Ode esilarante all’intolleranza della gente e della società. Quale migliore risposta alla fatwa intollerabile e reale contro di lui, che lo ha messo a tacere il 7 gennaio scorso, che prendere in giro tutto e niente con magnifica insolenza e autoproclamarsi “ayatollah”? Queste note hanno la stessa dolcezza, intelligenza e coraggio tranquillo che Charbonnier portava in un volto acerbo e che tutti oggi ricordano. Attraverso queste fatwe, Charb provoca con la derisione e l’autoironia. Una sorpresa iconoclasta che sfida ogni preconcetto. Con la categoria “presentatrici di calcio” è a dir poco perfido. “Quale mestiere potrebbe essere più degradante che mettersi a livello di un commentatore sportivo?”. Il migliore è l’ultimo capitolo, “A morte la paura dell’islam”. Charb parla di coloro che lo uccideranno: “Non sono niente, ma fanno paura. Sono una manciata, ma li si vede dappertutto. L’islam in Francia è lui: l’uomo dalla barba irsuta vestito da tubetto di dentifricio”. Chiedeva di non avere paura, Charb: “La nostra paura è complice di questi bastardi”. Charb demolisce i fanatici islamici nella loro comicità, loro che non volevano mai ridere: “Tarati dalla barba lunga che nella lingua del Profeta sputacchiano che bisogna sgozzare gli ebrei”. E ancora: “Se i sorci prendono d’assalto l’elefantiaca Repubblica e quest’ultima fugge chiamando la mamma, avremo perso. La laicità ha il culo abbastanza grosso per sedersi su questi parassiti e sterminarli”. Quella mattina, sterminarono lui, voce unica in una corporazione giornalistica di pavidi e imboscati seriosi. Il risvolto culturale di queste fatwe esilaranti è stata la campagna di Charb contro l’intimidazione islamista alla libertà di espressione. Forse il suo settimanale, Charlie Hebdo, è davvero morto con lui. La compagna di Charb, Jeannette Bougrab, ha detto che “i colpevoli sono coloro che accusavano ‘Charlie Hebdo’ di islamofobia…”. Nemmeno loro ridevano mai. Sono quelli che Jeannette ha definito “gli indignati della Repubblica”: “Charb è morto in piedi. Difendeva la laicità. E’ stato giustiziato con i suoi compagni. Tutti questi disegnatori meritano il Pantheon”. Commossa, ha avvertito: “E’ stata dichiarata una guerra in Francia. Se avete in mano una matita vi ammazzeranno”. L’esasperazione stridula che emerge da queste note divertenti, così impregnate di humour nero, fanno capire quanto la preveggente lucidità triste di Charb lo stesse conducendo in braccio alla morte. Grazie Charb, che te ne sei andato troppo presto.
RIDETE, PER DIO
Stéphane Charbonnier
Piemme, 135 pp., 12 euro