Ansa
Lettere al direttore
Guai seri se la politica usa il diritto penale per moralizzare la società
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Ok la socialità, ma addirittura le feste con Schlein?
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Quella che fino a pochi giorni fa veniva descritta come una norma di cui non si poteva fare a meno (il 20 novembre, alla domanda se sarebbe cambiato qualcosa nelle aule di giustizia con la nuova norma sul consenso, il presidente Roia rispondeva: “Assolutamente sì […] sarà uno strumento estremamente utile nell’operatività dei processi”) improvvisamente diventa sostanzialmente inutile e meramente simbolica (“dal punto di vista processuale e giuridico non cambierebbe assolutamente nulla”). Siamo ormai talmente assuefatti al ruolo “simbolico” del diritto penale che non ci meraviglia più assistere a polemiche sul giorno in cui sarebbe stato opportuno approvare la riforma (ossia in concomitanza della Giornata contro la violenza sulle donne, nella quale si è comunque approvato il reato di “femminicidio”); e tale è l’importanza di non perdere l’occasione che la mancata approvazione in tale data dimostrerebbe la “discrasia tra quello che celebriamo e quello che poi avviene nella vita quotidiana”. Approfittare di ricorrenze particolari per imprimere maggior forza a un certo tipo di iniziativa – mandare un segnale, appunto – ha sempre il suo fascino (pensiamo alla sentenza di primo grado sulla trattativa stato-mafia depositata esattamente il giorno dell’anniversario della strage di Via D’Amelio). Ma è questo il ruolo del diritto penale? Serve una norma che funzioni o una norma che rassicuri (ancora meglio se approvata in occasione di una delle tante “giornate nazionali”)? Serve una norma che abbia una sua utilità o che ci dica semplicemente da che parte stiamo? A chi giova un diritto penale che preferisce la ricorrenza all’efficacia? Quand’è, esattamente, che la politica criminale è diventata storytelling (dalla Treccani: “L’arte di scrivere o raccontare storie catturando l’attenzione e l’interesse del pubblico”)?
Guido Stampanoni Bassi
Quando la politica crea le condizioni per trasformare il diritto penale in uno strumento di moralizzazione della società, la politica sta facendo un passo in avanti non per tutelare i cittadini ma per rendere più fragile un bene inviolabile: il nostro stato di diritto.
Al direttore – Venerdì 28 è giorno di scioperi. Scioperano anche i giornali. O almeno molti lo faranno. Il Foglio che farà?
Andrea Arati
Le ragioni dello sciopero indetto dalla Fnsi per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro giornalistico sono sagge: è assurdo che da quasi dieci anni la Federazione nazionale della stampa e la Federazione italiana editori non abbiamo trovato un accordo. Il mezzo dello sciopero, però, specie per i giornali, che hanno gli strumenti per informare anche sui problemi che li riguardano, difficilmente può aiutare a portare alla luce un tema reale. Oggi dunque il sito sarà aggiornato, sabato saremo in edicola e parleremo ovviamente anche dell’importanza dei contratti nazionali, e non solo quelli che riguardano tutti noi.
Al direttore - Praticamente la scelta è: o con i magistrati che con facilità si portano via i bambini o con Salvini che usa i bambini postati dai magistrati per fare propaganda. Forse scappo nel bosco.
Marco Martini