Ansa
Lettere al direttore
L'ora di separare le carriere dei giudici ucraini e dei politici italiani
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Ma tipo separare le carriere dei giudici ucraini e dei politici italiani?
Giuseppe De Filippi
Il garantismo, nella Lega, funziona solo quando gli indagati sono amici. Per fortuna che in Europa, quando si pensa all’Italia, non si lasciano suggestionare dalle indagini a carico dei ministri: se bastasse un’inchiesta contro un membro del governo per appurare la credibilità dell’Italia, l’Italia forse non riceverebbe un euro da Bruxelles. Le carriere dei giudici ucraini e dei politici italiani andrebbero separate. Ma anche quelle degli amici dell’Ucraina e degli amici certamente involontari di Putin andrebbero tenute distanti quando si sta al governo. Spasiba.
Al direttore - L’ottimo articolo di Giovanni Rodriquez sul Foglio del 17 novembre giustamente valorizza l’efficacia del nostro sistema sanitario, senza nasconderne i problemi di efficienza e senza far credere che la soluzione di tutto sia aumentare la spesa sanitaria. Uno dei problemi da risolvere è certamente l’appropriatezza delle richieste di esami, in particolare di tomografie computerizzate (Tc) e di risonanza magnetica (Rm). Il problema è difficile da misurare e contrastare, ma esiste e, essendo una fonte di spreco, va combattuto. Tuttavia, non viene citato che in Europa l’Italia è il paese che, in rapporto alla popolazione, vanta il più alto numero di apparecchiature di Tc e di Rm e il maggior numero di radiologi e tecnici di radiologia, a fronte del minor numero di esami effettuati. Basterebbe estendere l’orario di esecuzione degli esami fino a tarda serata, come avviene solo in alcuni centri, per ridurre le liste di attesa per gli esami radiologici.
Paolo Nichelli
Al direttore - E’ pienamente condivisibile l’articolo di Luciano Capone sull’audizione, tra le altre, della Banca d’Italia riguardante la manovra di bilancio. E’ bizzarro – un vero caso che meriterebbe di essere studiato a fondo – come considerazioni che sono constatazioni o analisi, addirittura ovvie, siano state trasformate, nella valutazione del ministro Giorgetti, ma non solo, in attacchi al governo e in “massacri” (!). Così facendo si rischia di offrire una visione distorta dei rapporti istituzionali Banca d’Italia-governo. Alla prima spetta l’analisi tecnica con l’eventuale esposizione di alternative, al governo le decisioni politiche che possono arrivare fino a sostenere: riconosco la correttezza dell’analisi prodotta, ma il governo deve agire con finalità che tengono conto di altri fattori suoi propri, non della Banca d’Italia che però si mantiene nel suo ambito e non ha mai scritto di ricchi con 30/40/50 mila euro annui. Autonoma e indipendente l’una, autonomo e indipendente l’altro. Pesi e contrappesi. E’ questo il funzionamento della democrazia economica, anzi della democrazia tout court, da fondare su dati e fatti non inventati. Con i migliori saluti.
Angelo De Mattia