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lettere al direttore
Quando per contestare la riforma della giustizia si fa propaganda
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Fatta separazione: chi passa le chat non passa le ordinanze.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Naturalmente che le metropoli più ricche dell’occidente producano sindaci che parlano di anticapitalismo da una moschea, o sfoggiano pedalini con Che Guevara, ha più a che fare con la psicoanalisi che la politica. Qui però c’è anche il “dito” – affitti cari, diseguaglianze urbane ecc… – per far passare la “luna” – saldatura culturale tra islam e anticapitalismo, il mostro che dovremo combattere nel XXI secolo. Noi restiamo ottimisti: solo una metropoli occidentale può permettersi il lusso di un sindaco islamo-anticapitalista, mentre pare ancora complicato immaginarne uno bianco-cristiano e liberista a Teheran o Islamabad.
Andrea Minuz
Al direttore - Ho letto sul Foglio di ieri il bel corsivo di Michele Silenzi, “Per vivere bisogna abitare il rischio”. Gli faccia sapere che mi è piaciuto “da morire”. Grazie.
Ubaldo Casotto
Al direttore - Ogni paese fa storia a sé e dunque è improprio l’esercizio di prendere per oro colato e applicabile alla realtà italiana quello che succede negli Stati Uniti ma per i progressisti in Italia e in Europa queste tre vittorie sono di per sé una buona notizia. Sono infatti tre vittorie in un partito che molti davano per scomparso. Tre vittorie che dimostrano che Trump si può battere. Ci sono molti più punti in comune tra la vittoria di Zohran Mamdani a New York, di Mikie Sherrill in New Jersey e di Abigail Spanberger in Virginia di quanto rappresenta una certa lettura vagamente grottesca. Le differenze tra i profili del nuovo sindaco di New York e delle due governatrici possono trarre in errore. Della biografia global-socialista di Mamdani si è detto molto, mentre poco si è letto in Italia di Sherrill e Spanberger, “democratic security mums”, cioè democratiche con famiglia e i piedi ben piantati per terra, che hanno lavorato nella sicurezza nazionale (Sherrill è stata pilota della Marina, Spanberger ex agente della Cia) e che hanno fatto di queste caratteristiche un punto di forza del racconto di una leadership pragmatica e capace di ascoltare. Ma il coraggio di assumersi un rischio politico è comune. Nessuna delle vittorie che oggi si celebrano era scontata, considerata la sconfitta storica dei democratici 12 mesi fa. Proprio per questo, quando Mamdani, Spanberger e Sherrill hanno deciso di correre, lo hanno fatto senza bilancino e cautele, ma scommettendo su idee e piattaforme chiare: Mamdani ha articolato una ambiziosa proposta socialista, Sherrill e Spanberger non si sono tirate indietro su temi più difficili per i democratici come il rapporto con la polizia e la sicurezza delle comunità. Niente mezze parole o scantonamenti. Comune è stata per tutti e tre la decisione di concentrare la campagna elettorale sulla questione del costo della vita. A New York Mamdani lo ha declinato in proposte sul trasporto gratuito, sul congelamento degli affitti e per gli asili nido; mentre in Virginia Spanberger si è concentrata sui posti di lavoro nelle agenzie federali tagliati da Trump e sul caro vita per le famiglie. La disciplina del messaggio di ciascuna campagna è stata ferrea. Gli argomenti più identitari (quelli che scaldano gli animi e fanno litigare i democrat) sono stati accantonati, per parlare solo di kitchen table issues, cioè quelle cose di cui le persone parlano la sera a cena. Finalmente è tornata la forza di un grande partito, la Big Tent, cioè una organizzazione che sa organizzarsi per declinare il proprio messaggio con candidati e proposte adeguate a seconda del contesto. “Il messaggio che funziona a Manhattan non andrà bene per la Virginia, e quello che funziona in Virginia non si applica al Michigan. Il fatto che riusciamo a vincere in posti diversi nel paese avendo a che fare con elettori molto diversi deve essere festeggiato, non attaccato”, ha spiegato Elissa Slotkin, senatrice del Michigan. Viva la pluralità, la disciplina e il coraggio e la chiarezza che fanno vincere.
Lia Quartapelle, deputato del Pd
A New York, si può vincere buttandosi ancora di più a sinistra. Nel resto del mondo, di solito, spostando il mondo progressista più a sinistra si buttano i voti dalla finestra. Pensarci.