Ansa
Lettere
L'Europa che si prende cura dell'Ucraina si prende cura della propria democrazia
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - La prima volta che sono andata in Ucraina, nel settembre del 2023, c’era con noi un fotografo, Kostia. Ero stata invitata dal Pen Ukraine, che accompagna i giornalisti e gli scrittori europei a vedere da vicino l’orrore russo, e Kostia fotografava, raccontava, mi ha anche insegnato la sua ricetta del borscht, la migliore, diceva. Mi aveva detto che stava per arruolarsi, avevo iniziato a fargli cento domande, poi mi ero sentita invadente ma lui mi diceva: continua. Mi aveva spiegato il corso di addestramento, il percorso dei volontari, la cartolina dell’esercito, i tempi, gli accidenti che gli tiravano i suoi genitori, l’urgenza di sentirsi utile nella difesa dell’Ucraina. A un certo punto mi disse: non mi hai ancora chiesto se ho paura. E a me quella domanda rimbombava nella testa da giorni, ma mi sentivo stupida a porla: si può non avere paura di partire per la guerra? Glielo chiesi: hai paura? Certo che ho paura, ma se fosse la paura la misura della nostra resistenza, saremmo già stati sconfitti.  Ieri mi hanno detto che Kostia – Kostiantyn Huzenko, classe 1997 – è stato ucciso dai russi al fronte. Ci siamo scritti in questi anni, comunicazioni scarne, gli dicevo: ti penso, come va? Mi diceva: bene, grazie per il pensiero, grazie per il sostegno, grazie che ti ricordi, grazie, grazie, grazie. Gli rispondevo: grazie a te e a voi che ci difendete tutti, anche gli inconsapevoli, anche gli sprezzanti, anche chi vi dice: non ce la farete mai, arrendetevi. Te lo ripeto ancora oggi, Kostia: grazie. Ti ho fatto una foto mentre la facevi a me, in un museo di Kyiv sotto alla scritta: che le vite fioriscano come fioriscono i fiori. Ti piace? ti avevo chiesto, non male, avevi risposto con un sorriso: me la tengo, grazie. 
Paola Peduzzi
E anche noi lo terremo sempre qui con noi. Grazie.
Al direttore - Grazie a Calenda, ben detto. Calenda for President!
Dott.ssa Lucia Faglia, medico psichiatra psicoterapeuta psicoanalista
A proposito di Ucraina e di lotta contro i troll filoputiniani. Ieri la portavoce del ministero degli Esteri degli sciacalli russi, Maria Zakharova, ha tenuto a far sapere cosa pensa il governo russo del crollo della Torre dei Conti di Roma. Testuale: “Finché il governo italiano continuerà a spendere inutilmente i soldi dei suoi contribuenti per l’Ucraina, l’Italia crollerà tutta, dall’economia alle torri”. Il governo russo entra nel dibattito politico di un paese europeo con lo stesso stile con cui sconfina con i suoi droni: testa gli anticorpi dei paesi in cui sconfina e, passo dopo passo, a seconda delle reazioni, sceglie se osare di più o di meno. Nel caso specifico, in Italia, il governo russo sa di avere cavalli di Troia del filoputinismo che su questi temi la pensano come Zakharova. Ma di fronte alle sue parole non dovrebbe essere difficile capire che la verità è qui, di fronte a noi: l’Europa che sa prendersi cura di se stessa è l’Europa che sa prendersi cura dell’Ucraina. L’Europa che non si prende cura di se stessa è l’Europa che sceglie di prendersi cura delle cause putiniane. E sarebbe bello che tutta la politica, oggi, anche gli orbaniani di destra e di sinistra, avesse il coraggio di dire che un governo che spende soldi per aiutare l’Ucraina spende soldi per evitare che crolli qualcosa che dovrebbe starci a cuore come una torre che si sgretola e che fa dannatamente paura agli sciacalli europei: la nostra democrazia.
Al direttore - Certo è strano. Se si rammenta, carte alla mano, che Giovanni Falcone era favorevolissimo alla separazione delle carriere, ecco spuntare dappertutto i vari distinguo: ma no, era per la separazione delle funzioni, e comunque il contesto era diverso, bisogna prestare attenzione anche ad altre sue affermazioni e così via. Ma se gli stessi specialisti dei distinguo quando fa comodo tirano fuori le parole con cui Paolo Borsellino si schierava contro la separazione delle carriere allora le precisazioni scompaiono, il contesto non conta più, le parole di magistrato diventano incontestabili e cristalline. Come diceva il grande Totò, ognuno ha la faccia che ha, ma qualche volta si esagera.
Luca Rocca