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Lettere al direttore

Un paio di furbate sulla giustizia. Una lettera a Prodi, con abbraccio

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Si parla solo di separazione delle carriere, e si può capire. Ma il disegno di legge costituzionale ridisegna l’intero equilibrio dell’ordine giudiziario: la creazione di due Csm (non ci sarà più un pm che giudica un giudice da cui magari sarà giudicato in un processo); l’introduzione del sorteggio per sceglierne i membri togati; l’istituzione di un’Alta corte disciplinare per giudicare i magistrati. Ora, il Foglio ha già ricordato che nel 2019, quando Maurizio Martina correva per la segreteria del Pd, nella sua mozione congressuale si poteva leggere: “Il tema della separazione delle carriere appare ineludibile per garantire un giudice terzo e imparziale”. Mozione sottoscritta da numerosi dirigenti democratici che oggi siedono ancora in Parlamento: Alessandro Alfieri, Mauro Berruto, Graziano Delrio, Vincenzo De Luca, Andrea De Maria, Lorenzo Guerini, Simona Malpezzi, Matteo Mauri, Matteo Orfini, Valeria Valente, Dario Parrini, Francesco Verducci e Debora Serracchiani, attuale responsabile Giustizia della segreteria di Largo del Nazareno. Forse invece è meno noto che, negli anni passati, Nicola Gratteri, Antonino Di Matteo, Federico Cafiero De Raho (oggi senatore pentastellato), Sebastiano Ardita (ex togato del Csm), Andrea Mirenda (consigliere togato in carica) e Alfonso Sabella si sono pronunciati a favore del sorteggio, tutti motivandolo con la necessità di scardinare un sistema elettorale che alimenta le correnti. Sono numerosi, insomma, i parlamentari e i magistrati che si sono convertiti sulla via di Damasco per predicare un nuovo verbo. Curioso, nevvero?
Michele Magno

“La vera ragione per cui l’Associazione nazionale magistrati si oppone è una: la riforma prevede la costituzione dell’Alta corte di giustizia e il sorteggio. Se ne parla poco, ma è la motivazione di fondo per cui l’Anm si oppone. L’Alta corte toglierebbe il potere all’interno del Consiglio superiore della magistratura di fare una propria giustizia disciplinare interna: oggi sul piano disciplinare e delle promozioni – quindi sul piano della carriera – decide il Csm. Con l’istituzione dell’Alta corte, si toglie al Consiglio superiore della magistratura il potere vero: quello di giudicare per se stessi, per gli stessi magistrati”. Antonio Di Pietro, 28 ottobre 2025. Perfetto, no?


Al direttore - “La separazione delle carriere c’è già”, dice Matteo Renzi al Corriere della Sera. Per il leader di Italia viva, che sulla riforma, com’è noto, si è astenuto, “ogni anno solo 28 persone tra i quasi novemila magistrati cambiano funzione”. Dunque la separazione delle carriere, a suo avviso, sarebbe sostanzialmente inutile. L’ex premier non può non sapere, e infatti lo sa, che uno degli effetti della riforma Nordio è quello di rafforzare la terzietà del giudice, e dunque anche del gip e del gup, vale a dire di quelle figure che col sistema attuale sono così deboli da essere praticamente costrette, o quasi, ad accogliere ogni richiesta proveniente dai pm in materia di arresti, intercettazioni, sequestri, proroga delle indagini. L’aspetto curioso è che proprio Renzi e la sua famiglia hanno subìto le conseguenze della fragilità del ruolo di gip e gup, trovando spesso solo alla fine delle loro amare vicende un giudice a Berlino. Irrobustire quegli uffici giudiziari, dunque, dovrebbe stare molto a cuore all’ex premier. Evidentemente, però, oggi la sua battaglia politica contro Meloni rappresenta una priorità rispetto alla sacrosanta necessità di appoggiare la riforma Nordio. Un vero peccato. 
Luca Rocca

“Questa non è una battaglia di destra. E’ una battaglia di civiltà. E’ la riforma che serve a uno stato liberale, dove il giudice sia terzo e il pm non abbia il potere di orientare la carriera e la vita degli altri magistrati”. Roberto Giachetti, Italia viva, 31 ottobre 2025. Perfetto, no?



Avevamo scritto ieri che Romano Prodi, incupito dalla perdita dell’amatissima moglie, avrebbe voluto candidarsi alle ultime europee, ma “il Pd non ha voluto”. Il Professore ha smentito con amarezza per la “strumentalizzazione” della sua dolorosa vicenda personale. Ieri gli abbiamo chiesto scusa per telefono e oggi lo facciamo sul giornale, mandandogli il nostro abbraccio. (Carmelo Caruso)

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