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lettere al direttore

Ricco e di successo? Prima o poi, il tribunale del popolo te la farà pagare

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Basta woke, finalmente si può dire che le tasse sono belle.
Giuseppe De Filippi

 



Al direttore - Bene che il governo abbia fatto marcia indietro sull’aumento della tassazione per gli affitti brevi. Però una volta per tutte andrebbe fatto un adeguato dibattito, magari non limitato al centro città, e trovate adeguate e mirate soluzioni. Non in tutte le parti d’Italia una casa ereditata si può vendere. Ci sono interi centri storici occupati da palazzi privati abbandonati e invenduti. Non ovunque si può affittare agli studenti. Gran parte della provincia italiana è rappresentata da seconde case vuote e fuori mercato. Dove non c’è richiesta a lungo termine, né overbooking di turisti. E neppure hotel. Se convenienti, diventano occasione per far arrivare turisti che vogliono spendere meno anche lontano da mete ambite. Non parliamo del centro di Milano, Roma, Venezia, Firenze o Gallipoli. Ma magari il parente che deve andare al funerale dello zio a Cerignola, e non vuole dare fastidio alla nonna. Paesini che finalmente grazie ad Airbnb per la prima volta hanno visto qualche turista. Ma che se dovesse aumentargli il prezzo, tornerebbe all’hotel in costiera. Il proprietario della seconda casa ad Acerenza messa su Airbnb, se riesce ad affittarla due notti, ci paga cedolare, Imu, manutenzione, pulizia, biancheria, colazione, acqua, luce, gas, wi-fi, e trattenuta piattaforma. Non gli resta tantissimo, spesso neanche ne vale la pena. L’alternativa, dove la richiesta è alta, non è aumentare i costi, ma fare in nero. Non dobbiamo nascondere che ci sono centri dove la situazione degli affitti brevi è diventata insostenibile, o agenzie che ci lucrano a danno di hotel. Dobbiamo semplicemente tornare a parlare della proprietà privata, e cominciare a parlare della provincia.
Annarita Digiorgio

Lo abbiamo scritto subito. Aumentare la cedolare secca sugli affitti brevi dal 21 al 26 per cento è un boomerang: penalizza i piccoli proprietari, riduce l’offerta turistica e spinge verso il nero. Meno trasparenza uguale meno gettito uguale più sommerso.

 


 

Al direttore - Quando Michael Schumacher riportava la Ferrari al trionfo, non tutti in Italia esultavano. Anzi, in tanti criticavano comunque quel gran talento perché, dopo anni di successi nel nostro paese, il campione tedesco non si era mai degnato, questa l’accusa, nemmeno di cominciare a spiccicare qualche parola in italiano. Lo stesso trattamento oggi è riservato a un altro raro talento mondiale, Jannik Sinner, la cui colpa, a detta di tanti italiani (fra cui noti giornalisti) è non solo quella di parlare tedesco in famiglia, ma pure di avere la residenza a Montecarlo. Imperdonabile Sinner (soprattutto, ça va sans dire, dopo la sua rinuncia a partecipare alla prossima Coppa Davis). Ma che gli italiani, diciamo pure la gran parte, siano particolari, lo dimostra anche la reazione al furto avvenuto al Louvre. Difficile non notare il sottile piacere di tanti cittadini del Belpaese di fronte alla magra figura dei cugini francesi (e che goduria avranno provato nel vedere Sarkozy, di cui pure si ricorda un antipatico sorrisino, entrare in carcere). Come si possono definire certi atteggiamenti se non deplorevole provincialismo italiano? 
Luca Rocca

Se sei molto ricco, se sei molto popolare e hai molto successo, non è questione di se. E’ solo questione di quando arriverà il momento in cui il tribunale del popolo troverà la scusa giusta per fartela pagare. 

 


 

Al direttore - Menichini elabora con arguzia ma dimentica che è solo “all’elettore progressista” che non piacciono “toni eccessivi e rissosità”. Prima Salvini e poi Meloni ci sono arrivati al governo, e prima ancor Berlusconi che, molto dopo la caduta del Muro, inveiva contro i “comunisti”. Schlein e i suoi spin non lo hanno capito o vogliono marginalizzarsi, per non rischiare di doversi misurare sul campo del governo?

Pierandrea Andriulli