(foto Ansa)

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Le domande che la sinistra non vuole fare a Meloni sull'Ucraina

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - La vendetta morale di Sangiuliano in Francia. Cherchez les bijoux.
Giuseppe De Filippi



Al direttore - Michele Masneri (il Foglio di sabato scorso)  ci regala  una chicca che spiega molti dei vizi e dei vezzi della sinistra passata e  presente. Nel suo pezzo, Masneri riporta la definizione che Antonio Gramsci diede di Carolina Invernizio (autrice di un centinaio di romanzi e almeno una trentina di film tratti dagli stessi): “L’onesta gallina della letteratura italiana”.  Et voilà, da gallina a cortigiana è un attimo.
Valerio Gironi


Al direttore - Allargo il discorso partendo dall’ultimo fatto di cronaca in ordine di tempo come quello di Rieti. Quello che fa pensare è l’urlo: inasprire le pene. Come se inasprendo le pene io sul momento mi metta a razionalizzare sulle possibili conseguenze di quello che potrebbe accadere. L’essere così ingenui produce nuove forme di violenza.
Daniele Mosconi

Sono anni che si inaspriscono le pene per prevenire reati gravi. E sono anni che le pene inasprite per prevenire quei reati non servono a nulla. Aumentarle aiuta a sincronizzarsi con l’opinione pubblica ma non ad affrontare il problema. E non affrontare i problemi significa creare le condizioni per far risorgere i problemi che si vogliono combattere. 


Al direttore - Scrive Marco Imarisio sul Corriere della Sera: “Siamo noi, intesi come mondo occidentale, che dobbiamo fare una scelta. Se si vuole la pace ora e subito, occorre accettare una parziale vittoria di Putin e della Russia, per quanto temperata da minime rinunce”. Ma in quanti altri modi ancora il leader russo deve dirci che non ha nessuna intenzione di accontentarsi di una vittoria parziale? Quante altre volte deve dimostrarci che di minime concessioni di territorio non sa che farsene e che il suo unico obiettivo è la sottomissione dell’Ucraina? “Se invece si vuole piegare la Russia – aggiunge poi Imarisio – l’opzione dei Tomahawk è forse percorribile”, ma “bisogna essere tutti d’accordo sul fatto che sarà una strada accidentata, e molto pericolosa”. Certo che lo è, ma non esistono alternative alla scelta di armare Kyiv fino ai denti. Putin si ferma solo rafforzando l’Ucraina militarmente e rendendola imbattibile. Solo così si potrà costringere il leader russo ad accettare quei compromessi giusti che oggi rifiuta e che rifiuterà fino al giorno in cui non sarà messo spalle al muro. 

Luca Rocca

A questo proposito. Sarebbe bello vedere l’opposizione impegnata a chiedere chiarimenti al governo non sul video ridicolo postato da Trump su Meloni ma su qual è la linea italiana sul tema dell’invio di più armi all’Ucraina. Sarebbe più utile per difendere Kyiv. E sarebbe utile sapere anche se l’opposizione che chiede chiarimenti sull’Ucraina ha fatto chiarezza anche al suo interno per capire cosa pensa rispetto al tema dei temi: Zelensky va aiutato a vincere la guerra, per quanto possibile, o i missili che Trump non vuole mandare fa bene a non mandarli? Chiedere chiarimenti su un video è facile. Chiedere chiarimenti sulla linea è più difficile. Perché costringerebbe anche chi non ha una linea chiara, la sinistra, a fare i conti con i propri peccati.



Al direttore - I dati Istat sulla natalità fotografano un’emergenza che non ammette alibi. L’Italia ha uno dei tassi di fecondità più bassi d’Europa: il rischio è la tenuta del nostro sistema sociale. Non è questione ideologica ma applicazione dell’art. 31 della Costituzione: servono misure strutturali, non bonus episodici. Alle criticità economiche e alle disuguaglianze territoriali (al sud, emancipazione tardiva, al nord carriere che spingono il primo figlio oltre i 36 anni) si somma un limite normativo: la legge 40/2004 consente la procreazione medicalmente assistita (Pma) solo a coppie eterosessuali maggiorenni, escludendo le donne single. La Corte costituzionale ha ritenuto la scelta legislativa non irragionevole, ma ha anche chiarito che è materia di discrezionalità politica e dunque modificabile. Intanto la giurisprudenza ha riconosciuto, in alcuni casi, lo status filiationis anche alla madre intenzionale quando la Pma sia avvenuta all’estero: segno che l’ordinamento evolve più della legge. C’è una contraddizione evidente: una donna single può legittimamente adottare, ma non accedere a un percorso di genitorialità biologica consapevole. E’ ragionevole mantenere questa barriera mentre il paese invecchia? Propongo due passi: un’indagine conoscitiva parlamentare, con l’Intergruppo sulla Pma protagonista, per mappare effetti, costi e garanzie; e una riforma della legge 40 che, nel quadro di tutele chiare per il minore, ampli l’accesso alla Pma alle donne single. In parallelo va ripensato il welfare famigliare: nidi, congedi, lavoro femminile, fiscalità. Allargare l’accesso alla Pma non è un “favore” a pochi, ma un tassello realistico contro l’inverno demografico. Serve coraggio trasversale: è una sfida del paese.
Dario Ginefra

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