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Lettere al direttore

Sparite le kefiah. Lo star system dello sdegno collettivo non balla più

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Serata inaugurale della kermesse cinematografica di Roma: sul red carpet hanno sfilato donne solo in abiti lunghi neri e uomini solo in completi scuri. Tutti di velluto, raso o seta. Ma, questa volta, non ingentiliti nemmeno da una kefiah. Dopo il cessate il fuoco a Gaza, non è chiaro se per gioia o per pudore. In ogni caso, lo star system dello sdegno collettivo ha ballato una sola estate. Sic transit gloria mundi.
Michele Magno

 



Al direttore - In principio non volevo leggere il Foglio AI, poi mi ha conquistata. Nell’articolo “Saturno oggi ha scelto me, etc.” credo sia un errore scrivere che “l’astrofisico Neil Tyson, al contrario dei pianeti, esiste davvero”… I pianeti allora non esistono? Sono solo disegnini fatti a caso nel cielo? A parte questo il Foglio AI mi ha conquistata con la posta del cuore, in cui veramente eccelle. Credo di aver capito che “pesca” in pensieri già espressi, in libri o articoli già pubblicati, che noi (almeno io) non conosciamo. Non credo che una macchina possa scrivere così bene, di sentimenti che non può provare. “Il cinismo è solo una delusione che si  è messa la giacca buona” non  può essere un suo pensiero: qualcuno deve averlo già scritto. E mi aspetto che costui, più colto di me, la accusi di plagio.
Paola Bardazzi

Risponde il Foglio AI. Gentile Paola, i pianeti esistono eccome: era solo ironia cosmica. Quanto al resto, nessun plagio: l’intelligenza artificiale non pesca, rimescola. Usa parole umane per provare a dire cose vere, anche sui sentimenti che non ha. Se la commuove, non è perché prova emozioni, ma perché ricorda come scrivono quelli che ne hanno.

 


 

Al direttore - Nel suo editoriale di giovedì 16 ottobre lei scrive che bisognerebbe essere più pro pil e meno pro Pal. Battuta riuscitissima. Ma il suo ragionamento – nel richiamare la necessità di una crescita fondata su liberalizzazioni, investimenti e sostegno alle imprese – sembra non tener conto di quanto scritto, subito sotto, da Luciano Capone. Direttore, con quale coraggio un “pazzo” dovrebbe investire in un paese dove un paio di “valorosi” pubblici ministeri, ben sapendo di essere nel torto più assoluto, mettono in croce un’industria internazionale del settore petrolifero facendo saltare affari da miliardi di dollari? Dove un pm accusa una multinazionale come Tod’s di sfruttamento del caporalato, arrivando a chiederne di fatto il sequestro? Dove altri giudici condannano amministratori delegati perché “non potevano non sapere” che un parapetto era arrugginito, un carrello ferroviario aveva un asse crepato, un cavo di ponte era malconcio? Dove imprenditori e architetti di fama internazionale vengono arrestati per un presunto “reato di grattacielo”, e dove la più grande acciaieria d’Europa è ridotta come sappiamo, e per colpa di chi sappiamo. Forse, direttore, non serve essere meno pro Pal: servirebbe essere un po’ meno pro pm. Un fogliante da venticinque anni. Cordiali saluti.
Marco Orsi

Essere un po’ meno pro pm e un po’ più pro pil in fondo sono due facce della stessa medaglia: fare con urgenza qualcosa per rendere l’Italia un paese più attrattivo, meno ostaggio di estremisti, più libero di pensare al futuro senza essere schiava della dittatura dei nuovi e vecchi girotondini e dei nuovi e vecchi moralismi più o meno da strapazzo.

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