
Foto Ansa
lettere al direttore
Il cortocircuito dei pro Pal che non vedono quel che accade a Gaza
Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa
Al direttore - Mi domando se in questi giorni i pro Pal nostrani, sempre disposti al riconoscimento incondizionato dello stato di Palestina, abbiano notato le esecuzioni sommarie di civili palestinesi compiute da Hamas.
Giuliano Cazzola
Mi domando dove sono finiti i pro Pal in un momento delicato come questo, in cui è evidente come non mai che il sogno di uno stato palestinese dipende solo ed esclusivamente dalla possibilità di cacciare Hamas da Gaza, come chiedono non i pericolosi ministri israeliani ma tutti i governi arabi che hanno sottoscritto il piano di pace di Trump. Quale momento migliore per essere pro Pal. O no?
Al direttore - Considerato che nella logica di Francesca Albanese è stato molto grave il solo osare parlare in pubblico degli ostaggi israeliani, anche se il sindaco di Reggio Emilia, che lo ha fatto, ha ottenuto il suo magnanime perdono (QUANTO E’ BUONA LEI, avrebbe detto il rag. Fantozzi), qualcuno si è chiesto se la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati concederà il suo perdono anche a Hamas che si è permessa di liberare gli ostaggi in questione, magari senza nemmeno aver chiesto il suo preventivo parere?
Pietro Volpi
Direbbe forse qualcuno: “Non lo fate più”.
Al direttore - Nel 2024 le startup italiane hanno raccolto 1,5 miliardi, una cifra distante da quelle di altri paesi Ue: ad esempio la Francia ha raggiunto 7,7 mld e la Spagna 2. Un divario dovuto a fattori strutturali: da un lato in Italia manca una cultura del Venture Capital, dall’altro sono poco attive due categorie di investitori: corporate e istituzionali, in particolare enti previdenziali e assicurazioni. Per colmare il gap, la Legge annuale sulla concorrenza di dicembre 2024 comprendeva una norma all’avanguardia, con l’obiettivo di attrarre investimenti istituzionali nel VC. La legge vincolava il godimento dell’esenzione fiscale sul capital gain a una quota degli investimenti da destinare a fondi specializzati in PMI innovative. La misura prevedeva che gli enti previdenziali investissero almeno il 5 per cento del portafoglio “qualificato” in VC nel 2025 e il 10 dal 2026 per beneficiare dell’incentivo. La norma, accolta con entusiasmo dall’ecosistema dell’innovazione, ha fatto fatica a ingranare. Gli enti previdenziali hanno aumentato di poco gli investimenti in VC, frenati da una storica ritrosia e da alcune criticità interpretative della definizione di fondi VC. Per superare le timidezze, il governo è intervenuto riducendo le soglie al 3 per cento nel 2025, al 5 nel 2026 e al 10 dal 2027, senza però provocare l’incremento in investimenti auspicato. Ora emerge la possibilità che si proceda verso l’azzeramento della percentuale prevista per il 2025 posticipando il varo della misura, ampliando contestualmente la platea dei beneficiari tramite un intervento sulla definizione di fondo, che potrebbe creare però ulteriori ritardi. E’ essenziale prevedere due interventi per mitigare gli effetti della eventuale decisione: da un lato, andrebbe previsto un meccanismo premiale per gli investitori che nel primo anno di normativa hanno allineato le strategie di investimento alla direzione del governo; dall’altro, pur riconoscendo la necessità di procedere all’ampliamento dei fondi idonei, è fondamentale che ciò non influisca sull’operatività della norma, che rischia di essere messa in stand-by per attendere il via libera da parte della Commissione europea.
Gli investimenti in innovazione sono uno dei principali modi per costruire l’Italia del domani, ed è preoccupante notare il divario fra annunci, norme e risultati. Per far decollare il VC serve un cambio di mentalità che renda tutti partecipi del fatto che l’innovazione è uno dei motori di sviluppo economico e competitività internazionale.
Francesco Cerruti, direttore generale Italian tech alliance
Al direttore - Il 7 ottobre 2023 ero a pranzo con un’amica quando mio padre mi avvisò di un attentato in Israele. Pensai al solito tragico episodio, non a un massacro. Solo dopo capii la portata dell’attacco: kibbutz distrutti, famiglie sterminate, stupri, rapimenti. Da allora ho seguito ogni liberazione di ostaggi, ho pianto con Israele e oggi gioisco per chi torna a casa. Il piano di pace di Donald Trump può segnare l’inizio di una nuova era: difficile, ma necessario. In questi due anni ho perso amici sui social per il mio sostegno allo stato ebraico, ho avuto paura di espormi, ma ho anche scoperto ponti inattesi tra culture e fedi diverse. La storia dei fratellini Bibas, Ariel e Kfir, uccisi con la madre a Gaza, mi ha colpita nel profondo: in loro memoria ho tinto di arancione alcune ciocche di capelli e, se avrò figli, li chiamerò come loro. Oggi vincono la democrazia e la vita. Am Ysrael Chai: il popolo d’Israele vive!
Francesca Radice