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lettere al direttore

Riconoscere la Palestina lasciando gli ostaggi a Hamas? Vergogna

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore - Sono Federica, una ragazza siciliana di 17 anni. Domenica sono stata a messa in piazza San Pietro e per la prima volta nella mia vita sono entrata nella Basilica di San Pietro. Ero in viaggio con la mia famiglia e la mia parrocchia per partecipare al Giubileo. Nonostante qualche piccolo disagio è stato bellissimo sentire il Papa, le cose che ha detto mi sono sembrate vere e belle; però nonostante fossimo arrivati molto presto per prendere posto per la messa, io come tantissimi altri pellegrini provenienti da tutto il mondo, siamo rimasti senza la comunione. Nonostante tanta gente alzasse la mano per chiederla, quelli del servizio d’ordine dicevano che bisognava chiudere, che non c’era più tempo. Mia madre ha chiamato un suo amico che aveva concelebrato per chiedere se si potesse ricevere la comunione dopo in Basilica e ci è stato detto di sì. C’era una celebrazione in corso e abbiamo provato a entrare, ma due ragazze e un ragazzo poco più grandi di me, membri del servizio d’ordine, ci hanno detto che non potevamo entrare perché era una messa privata. Ma esistono le messe private? Ci hanno detto di andare a un’altra messa più tardi, ma noi dovevamo partire per tornare in Sicilia. Anche se il Vangelo era stato già proclamato, mia mamma ha spiegato che noi avevamo partecipato a tutta la messa in piazza e che non avevamo potuto fare la comunione, ma ci hanno mandato via,  perché le regole sono regole. Abbiamo cercato un sacerdote, uno che potesse capire, e non avendolo trovato abbiamo chiesto a dei gendarmi che molto gentilmente hanno fatto il possibile per aiutarci. Hanno dovuto disturbare un anziano sacerdote che confessava e che ha detto alla guardia quello che a noi sembrava ovvio, cioè di farci entrare alla messa che era in corso. Anche se eravamo lì da un bel po’, dopo tutta questa trafila, siamo arrivati appena in tempo per la comunione. All’uscita volevo spiegare con gentilezza alla ragazza che ci aveva allontanate che per me, per noi in quanto cristiani, la comunione, soprattutto la domenica e per il Giubileo, era importante, fondamentale. Ha maltrattato mia madre dicendo che era entrata solo perché era una persona molesta che aveva disturbato i gendarmi e che quella comunione che avevamo fatto era inutile. Sono andata via in lacrime, addolorata e arrabbiata. Io mi ritengo molto fortunata, perché ho la mia famiglia e amici che mi aiutano nella fede, ma tanti ragazzi, magari in cerca della loro, al mio posto sarebbero andati via per non tornare mai più. Per questo scrivo, non solo per me, ma per tutte queste persone e perché chi ha la responsabilità di scegliere chi giustamente deve fare rispettare l’ordine, possa scegliere persone educate, ben formate e dal volto umano che non facciano pentire di essere entrati in chiesa. Che poi non è vero che i giovani non vogliono andare in chiesa. Guardandomi attorno io credo che molti miei coetanei ne abbiano un disperato bisogno, ma noi cerchiamo cose vere, non una brutta copia del mondo, cose rivoluzionarie, come quella tenerezza di cui parlava poco prima Papa Leone, che è di chi non ha bisogno di “maltrattare per sentirsi importante”.
Federica

 


 

Al direttore - La posizione del fronte progressista nei confronti di Israele e degli ebrei credo si squalifichi da sola. Ma questa posizione ha pesato storicamente sui risultati elettorali. L’Italia è in maggioranza un paese moderato che preferisce la Dc, Berlusconi o Giorgia Meloni ai movimentismi senza senso e senza costrutto della sinistra. Un aspetto confortante per chi ha a cuore Israele e la battaglia contro l’antisemitismo, portata oggi avanti, paradossalmente, da Fratelli d’Italia. Con i migliori saluti.
Roberto Alatri 

   


   

Al direttore - Per la sottoscritta l’articolo di Giuliano Ferrara pubblicato oggi (14 ottobre) sul Foglio non segue le regole del giornalismo ma quelle della poesia! Il grande giornalista Arrigo Levi lo sottoscriverebbe a piene mani, lui si domandava chi avrebbe difeso la democrazia senza l’America?
Elisabetta Cimadomo

   


   

Al direttore - Nel suo pezzo su slogan e sinistra tra problemi dei leader del centrosinistra lei sottolinea (fra i tanti) anche quello di non avere almeno il coraggio di chiamare le cose con il loro nome. Ecco, di questi tempi e con gli statisti che si ritrova la sinistra il massimo  che si può ottenere è un rinnovato impegno internazionalista al grido di: free Palestrina from Zagarolo to Terracina scalo. Buon lavoro.
Valerio Gironi 

 


 

Al direttore - Nella guerra delle parole la nuova frontiera è diventata la contrapposizione tra chi dice pace e chi, spesso stizzito, replica con tregua. Infatti chi dice tregua sottintende che la guerra era tra Israele e i palestinesi mentre era tra Israele e Hamas. Come può esserci una tregua con chi nel futuro non avrà alcun ruolo?
Umberto Bardoscia 

Chiamatela come volete. Ma speriamo che regga. E speriamo che i paesi arabi costringano la leadership di Hamas a restituire gli ostaggi morti, a disarmarsi e a regalare a Gaza un futuro senza più terrore e senza più pogrom trasformati dall’opinione pubblica internazionale in atti legittimi di resistenza. 

 


  

Al direttore - Lunedì, al termine di una giornata emozionante e straziante al tempo stesso, una domanda mi sorge spontanea: è diretta a tutti coloro che ultimamente hanno sfilato dietro a striscioni e cartelli inneggianti a Hamas e al 7 ottobre: è chiaro a tutti che se gli ostaggi fossero stati rilasciati subito tutto questo “genocidio” non ci sarebbe stato? Grazie come sempre per il suo lavoro.
Alessandra Spizzichino

Stessa domanda da rivolgere a chi pensava e sperava di riconoscere lo stato palestinese prima della restituzione degli ostaggi. Un po’ di vergogna, no?